La regina degli scacchi: un esempio di emancipazione? | I Domandony

Spesso pensiamo che il passato fosse costellato di trogloditi senza senno, di uomini rozzi e ignoranti o di donne dedite solo a figliare e curare il focolare. Se per certi versi può anche essere verosimile, non si può dire che sia sufficiente. Come quella moderna, anche la società del passato era complessa e oggi vedremo come delle donne potenti hanno saputo condizionare uno dei giochi più antichi della storia: la regina negli scacchi.

Negli scacchi la pedina che oggi individuiamo nella figura della regina non è sempre stata quella di una donna. Nelle versioni più antiche infatti vicino al re c’era il visir, il primo ministro o il consigliere. Per capire il senso di quanto appena detto dobbiamo andare un po’ indietro nel tempo.

Gli scacchi derivano da un altro gioco molto antico, il chaturanga. Quest’ultimo risalirebbe all’impero Gupta, quindi circa al sesto secolo d.C. Partendo dall’India meridionale, il chaturanga si diffuse in giro per l’Asia dando vita a giochi come lo xiangpi in Cina e lo shatranj in Persia. Inizialmente era previsto l’uso di dadi ma una volta giunto in Europa questo aspetto venne meno poiché il ricorso alla casualità era visto come un atto demoniaco dalla chiesa cattolica. Già sul finire del primo millennio i proto-scacchi avevano subito varie modifiche e avevano acquisito vari nomi e peculiarità in base al punto d’arrivo. Ad esempio, in Spagna il shatranj persiano divenne ajedrez, in Portogallo xadrez, in Grecia zatrikion mentre nel resto d’Europa venne accettato il termine arabeggiante “shah” da cui poi derivò il nostro “scacchi”.

Abbiamo detto che il chaturanga risalirebbe al sesto secolo, ma è impreciso. Le prime testimonianze risalgono a quel periodo, ma alcuni aspetti fanno presumere potesse essere in circolazione da svariati secoli. Ad esempio, nella versione originale si usava la figura del “carro da guerra”, elemento bellico che nel sesto secolo era ormai sparito dai campi di battaglia da molto tempo. Alcuni critici di questa ipotesi fanno notare come l’elemento del carro fosse ancora molto presente nella letteratura epica del 500 e quindi nel caso del chaturanga potrebbe trattarsi di un semplice richiamo storico-culturale e non denoterebbe dunque un’origine più antica.

Comunque sia, si può dire con sicurezza che intorno alla fine dell’anno 800 gli scacchi erano ormai stati codificati, emancipandosi quindi dal chaturanga; risalirebbe all’892 il primo trattato sull’argomento ad opera di un medico di Baghdad.

Per quanto riguarda l’Europa invece bisogna attestare l’effettiva diffusione del gioco intorno all’anno mille e ne abbiamo memoria grazie alle sopraccitate lamentele della sfera ecclesiastica. Se non bastasse, non solo gli scacchi furono osteggiati dai papi, ma anche dai re: nel 1254 Luigi IX di Francia ne vietò il gioco nel suo regno. Nonostante le battaglie campali di illustri signorini, la censura non ebbe mai la meglio e nel 1500 gli scacchi diventarono il gioco dei re, visti come simbolo di intelligenza.

Come dicevamo, i pezzi non sono sempre stati quelli attuali e l’evoluzione più marcata è stata quella della regina. Conosciuta inizialmente come fersa, da cui derivò poi il nostro alfiere, questa pedina si poteva muovere in diagonale di due sole caselle. A partire dal 997 si cominciò a sentir parlare di Regina, traendo il nome dal latino. Il riferimento metaforico iniziale fu alla vergine Maria (regina dei cieli), ma ben presto la cultura profana influenzò il simbolismo degli scacchi dando alla pedina una nuova aura. Da una parte la letteratura trovatrice (1100-1200) conferì alla donna un’immagine tutta nuova di superiorità spirituale. Dall'altra parte figure femminili potenti come Isabella I di Castiglia, quella che finanziò le spedizioni di Colombo per intenderci, lasciarono un segno definitivo nella pedina; infatti si sostiene che la capacità della regina degli scacchi di muoversi in tutte le direzioni derivi proprio da Isabella, leader che si muoveva intelligentemente sull’intero planisfero. Grazie poi agli scambi con il resto del continente e alle espulsioni degli ebrei che dovettero trovare casa altrove, le nuove regole si diffusero rapidamente negli altri paesi.

A quel punto la regina divenne una delle figure chiave della partita e nacque il termine “scacchi della donna” per riferirsi alla nuova versione del gioco.

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La regina degli scacchi: un esempio di emancipazione? | I Domandony La regina degli scacchi: un esempio di emancipazione? | I Domandony Reviewed by Antonio Emmanuello on 16:57:00 Rating: 5

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