Il progetto MAME: un museo informatico fra pirateria e persistenza della memoria | I Domandony



Avete presente tutte quelle belle foto sfoggiate dalle generazioni pre-smartphone? Ecco, in futuro questo semplice gesto potrebbe diventare un po’ complicato. Se il supporto fisico della fotografia è sostanzialmente sempre disponibile finché non si deteriora, fra qualche decennio potremmo avere qualche problema con i supporti digitali poiché non saremo più in grado di leggere i file attuali. La questione tocca il problema della persistenza della memoria e abbraccia molti aspetti diversi della tecnologia. Non sono in pericolo solo le foto, ma anche i documenti, i video, i siti web, i videogiochi e tutto il resto. Fortunatamente c’è chi al problema ci pensa da decenni e per risolverlo lavora a progetti come MAME, un vero e proprio museo informatico.


Multiple Arcade Machine Emulator è uno dei più conosciuti emulatori per computer; nato alla vigilia di natale del 1996 per mano di un ingegnere italiano, Nicola Salmoria, MAME si è imposto l’obbiettivo di conservare la memoria dei videogiochi arcade, quelli tipici dei cabinati delle sale giochi o dei bar. Infatti, i supporti fisici di questi videogiochi presto o tardi potrebbero rompersi o perdersi poiché non tutti hanno avuto il successo di Pacman, Space Invaders o di Super Mario; molti titoli sono infatti semisconosciuti, soprattutto per le generazioni più recenti che non ci hanno mai giocato e quindi non è affatto detto che ci sia un vero interesse economico o culturale per preservarli. MAME risponde esattamente a questa esigenza storica e lo fa emulando l’ambiente hardware e software originale.

 

Un emulatore, in pochissime e brutte parole, non fa altro che imitare l’hardware o il software di una piattaforma su un altro dispositivo; in altri termini, un semplice pc di casa può imitare i circuiti o il sistema operativo di un cabinato in modo che un programma scritto con un linguaggio non adatto al nostro pc possa essere letto tranquillamente senza dover ricorrere al dispositivo originale. Si, in effetti sembra un po’ magia per chi non ci capisce poi molto di informatica (tipo me, ma ssshhh).

 

Se inizialmente il progetto MAME è stato sviluppato da una singola persona, già nel 1997 subentrò Mirko Buffoni, amico di Salmoria, e poi David Haywood, Angelo Salese, Aaron Giles e nel giro di oltre vent’anni occupa a titolo gratuito migliaia di sviluppatori in tutto il mondo. E non dimentichiamoci di una community ancora più ampia.

 

Ai più pignoli e attenti potrebbe giustamente sorgere una domanda legale e morale: ma il copyright dei giochi originali? Beh, certo, questo è un problema che però non tocca direttamente MAME. Il programma infatti è soltanto un emulatore, cioè un semplice ambiente a cui vanno aggiunte le ROM (Read Only Memory), cioè ogni tipo di memoria, come le cassette, i CD o i DVD, su cui sono registrati i giochi originali. Oggi ovviamente i giochi possono anche essere semplicemente dei file (in gergo “immagini”) da lanciare dentro l’emulatore, ma in ogni caso l’utente che vuole utilizzare un determinato software deve procurarsi la licenza originale. Nella pratica, molte di queste ROM sono ovviamente piratate, ma ci sono detentori dei diritti originali particolarmente lungimiranti che hanno volontariamente concesso al progetto di utilizzare i propri giochi liberamente. Bisogna inoltre considerare che MAME non persegue nessuna finalità economica, dunque non guadagna un singolo centesimo dai giochi legali o piratati.  

 

Oggi MAME ha una miriade di versioni diverse, di ottimizzazioni per differenti sistemi operativi, il suo codice è QUASI open source e dunque gli sviluppatori possono farci praticamente quello che vogliono. Diciamo QUASI poiché MAME viene rilasciato con una clausola di non-commerciabilità, cioè le attività lucrative, come i bar che vogliono mettere dei videogiochi a disposizione del cliente, non possono utilizzare MAME per un proprio guadagno. Dato che questo non rispetta le condizioni dell’OSI (Open Source Initiative), MAME non è del tutto un software libero, ma il suo codice in buona sostanza lo è.

 

Con i suoi aggiornamenti costanti ogni ultimo mercoledì del mese, MAME ha l’obbiettivo di combattere contro un gigantesco principio della cultura del consumismo: l’obsolescenza digitale. Se accettiamo che i videogiochi siano parte della cultura come il resto dell’intrattenimento, MAME è quindi la cosa più vicina ad un museo del gaming che possiamo immaginare.


FONTE

Il progetto MAME: un museo informatico fra pirateria e persistenza della memoria | I Domandony Il progetto MAME: un museo informatico fra pirateria e persistenza della memoria | I Domandony Reviewed by Antonio Emmanuello on 14:51:00 Rating: 5

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