La crociata dei bambini: i foreign fighter del tredicesimo secolo | I Domandony


In una società liquida come la nostra, è difficile immaginare cosa voleva dire sentir parlare di guerre religiose, della riconquista della terra santa, della lotta per sconfiggere chi credeva in un altro dio. A ben vedere però oggi non siamo tanto diversi e abbiamo semplicemente sostituito il soggetto per cui combattiamo passando da dio al libero mercato o ai diritti umani. Ma ieri come oggi, il racconto dello scontro ci continua ad appassionare e se nel 21esimo secolo il terrorismo islamico crea foreign fighter, nel 13esimo succedeva sostanzialmente la stessa cosa dal lato cattolico. Oggi vediamo la crociata dei bambini e ci potrebbe essere un plot twist finale.

 

Parlando di crociate, il 1212 fu un anno di magra perché si trovava esattamente fra la quarta e la quinta. Ma gli animi dei soldati, dei credenti e in generale dei civili scalpitavano per portare la fede cattolica in giro per il mondo musulmano e, più nello specifico, per riconquistare la terra santa. Ovviamente, col senno di poi e con la mentalità da malelingue, è facile intuire che dietro quelle guerre ci fosse anche altro oltre a dio; d’altronde gli eserciti non vivono di sola fede e i loro signori di certo non avevano soldi da buttare. Cinismo a parte, molti ci credevano davvero alla guerra di religione e la storia che stiamo per leggere ne è una prova.

 

Una piccola premessa: quella della crociata dei fanciulli è a metà fra realtà e fantasia e non si capisce bene dove inizi una e finisca l’altra, ma tant’è.

 

Come dicevamo siamo nel 1212, in Germania. Un anonimo pastore della Renania, un certo Nicholas, non si sa bene come, formò un gruppo di discepoli che si sparse per il paese in cerca di proseliti. Molti risposero alla chiamata e nella primavera di quell’anno i vari gruppi formatisi si trovarono a Cologna e partirono a piedi per l’Italia passando dalla Svizzera. Lungo il tragitto i due terzi dei partecipanti morirono o tornarono indietro e a Genova arrivarono appena 7mila persone. Lì, secondo quanto detto fino a quel momento da Nicholas stesso, le acque si sarebbero dovute aprire per mandato divino così da permettere l’attraversamento del Mediterraneo, ma indovinate un po’? Delusi dall’inganno, alcuni seguaci abbandonarono il pastore, altri si fermarono stabilmente a Genova e altri ancora aspettarono con Nicholas. Quest’ultimo, non volendo ammettere la “sconfitta”, si spostò a Pisa dove fortuitamente trovò due navi dirette in Palestina e disposte a prendersi alcuni di quei ragazzi. Nicholas, dal canto suo, se ne tornò invece di nuovo in Germania morendo durante la traversata.

 

Questa è però solo una delle due versioni del racconto perché ce n’è un’altra molto simile ambientata in Francia.

 

Se nel caso di Nicholas parlavamo di un mix di età, nel caso di Stephen di Cloyes l’anagrafica si abbassa. Lo stesso leader del movimento aveva appena 12 anni ed era dotato di miracolosi poteri con cui convinse ben 30mila seguaci. Anche Stephen era un pastore e non è casuale: fin dall’antichità il pastore è stato il simbolo del buon leader che accudisce con cura e giustizia i propri sottoposti e sa sempre quel che deve essere fatto. Ad ogni modo, nel giugno del 1212 re Filippo II decise di incontrarlo e Stephen, dopo avergli raccontato di aver visto Gesù che gli imponeva di combattere in suo nome, gli consegnò una lettera scritta da dio in persona. Il pastore sostanzialmente chiedeva a Filippo di essere mandato in terra santa coi mezzi del re. I teologi dell’Università di Parigi però non ci cascarono e il re si liberò del ciarlatano. Stephen non si arrese e forte della sua fama miracolosa girò per il paese in cerca di adepti. Raggiunte le 30mila unità, il gruppo partì alla volta di Marsiglia dove il mare si sarebbe dovuto aprire come davanti a Mosè, ma indovinate un po’? Anche stavolta molti ne rimasero delusi e abbandonarono il viaggio. Quelli rimasti ebbero però una gran fortuna – o così devono aver pensato quando trovarono due mercanti disposti a portarli gratuitamente in terra santa. I due, Ugo il Ferreo e Guglielmo il Porco, in realtà avevano tutt’altra intenzione. Delle sette navi partite, due naufragarono uccidendo tutti i passeggeri, mentre le altre cinque si diressero verso un posto non meglio precisato e tutti i pellegrini vennero venduti ai musulmani come schiavi. Un’altra versione della stessa storia invece racconta che semplicemente, ancora prima di arrivare a Marsiglia, il gruppo si stava sfaldando e sopravviveva a malapena. Alla fine di giugno chi non era ancora morto, cioè pochi, ritornò alle proprie famiglie.

 

E quindi?

 


Queste due storie, o varianti dello stesso racconto originale, sono state analizzate da vari storici nel corso del tempo e sono emerse alcune interpretazioni. Secondo alcuni, la storia parla del culto degli innocenti che si sacrificano per la propria divinità; altri ritengono invece che i bambini siano il popolo prescelto da dio perché il più miserabile, il più povero e il più sottomesso. O ancora, Stephen e Nicholas sarebbero il simbolo della pietà cavalleresca che si opponeva alla brutalità e alla glorificazione della guerra. Come tutti i racconti ambigui, ancora oggi rimane aperto ad interpretazioni e tutto dipende sostanzialmente dalle fonti che si scelgono. Comunque sia, vi avevo promesso un plot twist, giusto?

 

Fino ad ora abbiamo parlato per lo più di bambini e ragazzini. Ma se fosse solo un refuso? Secondo alcuni studi contemporanei è possibile che ci siano stati bambini, ma non è detto che fossero la maggioranza; dunque, secondo un’ipotesi ad un certo punto deve esserci stato un errore di trascrizione fra le parole latine “puer”, cioè bambino, e “pauper”, cioè povero. I due termini si sarebbero mischiati mitologicamente fino a far dimenticare la verità storica sottostante e la “crociata dei poveri” divenne quella “dei bambini”.

 

Se guardiamo la storia ufficiale però una crociata dei poveri” c’è stata davvero nel 1096, appena prima della prima crociata ufficiale. Gli animi cristiani erano così accesi dalla lotta religiosa che molti fra poveri, preti, donne e persino principi vollero partire senza aspettare l’ordine papale di Urbano II, cioè colui che indisse la prima vera crociata. Il risultato di questa spedizione “pilota” non fu granché e quindi venne ignorata dalle autorità.


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La crociata dei bambini: i foreign fighter del tredicesimo secolo | I Domandony La crociata dei bambini: i foreign fighter del tredicesimo secolo | I Domandony Reviewed by Antonio Emmanuello on 11:07:00 Rating: 5

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