La crociata dei bambini: i foreign fighter del tredicesimo secolo | I Domandony
Parlando di crociate, il 1212 fu un anno di magra perché si trovava esattamente fra la quarta e la quinta. Ma gli
animi dei soldati, dei credenti e in generale dei civili scalpitavano per
portare la fede cattolica in giro per il mondo musulmano e, più nello
specifico, per riconquistare la terra santa. Ovviamente, col senno di poi e con
la mentalità da malelingue, è facile intuire che dietro quelle guerre ci fosse
anche altro oltre a dio; d’altronde gli eserciti non vivono di sola fede e i
loro signori di certo non avevano soldi da buttare. Cinismo a parte, molti ci
credevano davvero alla guerra di religione e la storia che stiamo per leggere ne è una
prova.
Una piccola premessa: quella
della crociata dei fanciulli è a metà fra realtà e fantasia e non si capisce
bene dove inizi una e finisca l’altra, ma tant’è.
Come dicevamo siamo nel 1212, in Germania.
Un anonimo pastore della Renania, un certo Nicholas, non si sa bene come, formò
un gruppo di discepoli che si sparse per il paese in cerca di proseliti. Molti risposero
alla chiamata e nella primavera di quell’anno i vari gruppi formatisi si
trovarono a Cologna e partirono a piedi per l’Italia passando dalla Svizzera. Lungo
il tragitto i due terzi dei partecipanti morirono o tornarono indietro e a Genova
arrivarono appena 7mila persone. Lì, secondo quanto detto fino a quel momento
da Nicholas stesso, le acque si sarebbero dovute aprire per mandato divino così
da permettere l’attraversamento del Mediterraneo, ma indovinate un po’? Delusi
dall’inganno, alcuni seguaci abbandonarono il pastore, altri si fermarono
stabilmente a Genova e altri ancora aspettarono con Nicholas. Quest’ultimo, non
volendo ammettere la “sconfitta”, si spostò a Pisa dove fortuitamente trovò due
navi dirette in Palestina e disposte a prendersi alcuni di quei ragazzi.
Nicholas, dal canto suo, se ne tornò invece di nuovo in Germania morendo durante
la traversata.
Questa è però solo una delle due
versioni del racconto perché ce n’è un’altra molto simile ambientata in
Francia.
Se nel caso di Nicholas parlavamo
di un mix di età, nel caso di Stephen di Cloyes l’anagrafica si abbassa. Lo stesso
leader del movimento aveva appena 12 anni ed era dotato di miracolosi poteri
con cui convinse ben 30mila seguaci. Anche Stephen era un pastore e non è
casuale: fin dall’antichità il pastore è stato il simbolo del buon leader che
accudisce con cura e giustizia i propri sottoposti e sa sempre quel che deve
essere fatto. Ad ogni modo, nel giugno del 1212 re Filippo II decise di
incontrarlo e Stephen, dopo avergli raccontato di aver visto Gesù che gli
imponeva di combattere in suo nome, gli consegnò una lettera scritta da dio in
persona. Il pastore sostanzialmente chiedeva a Filippo di essere mandato in
terra santa coi mezzi del re. I teologi dell’Università di Parigi però non ci
cascarono e il re si liberò del ciarlatano. Stephen non si arrese e forte della
sua fama miracolosa girò per il paese in cerca di adepti. Raggiunte le 30mila
unità, il gruppo partì alla volta di Marsiglia dove il mare si sarebbe dovuto
aprire come davanti a Mosè, ma indovinate un po’? Anche stavolta molti ne
rimasero delusi e abbandonarono il viaggio. Quelli rimasti ebbero però una gran
fortuna – o così devono aver pensato quando trovarono due mercanti disposti a
portarli gratuitamente in terra santa. I due, Ugo il Ferreo e Guglielmo il
Porco, in realtà avevano tutt’altra intenzione. Delle sette navi partite, due
naufragarono uccidendo tutti i passeggeri, mentre le altre cinque si diressero
verso un posto non meglio precisato e tutti i pellegrini vennero venduti ai
musulmani come schiavi. Un’altra versione della stessa storia invece racconta
che semplicemente, ancora prima di arrivare a Marsiglia, il gruppo si stava
sfaldando e sopravviveva a malapena. Alla fine di giugno chi non era ancora
morto, cioè pochi, ritornò alle proprie famiglie.
E quindi?
Fino ad ora abbiamo parlato per
lo più di bambini e ragazzini. Ma se fosse solo un refuso? Secondo alcuni studi
contemporanei è possibile che ci siano stati bambini, ma non è detto che
fossero la maggioranza; dunque, secondo un’ipotesi ad un certo punto deve
esserci stato un errore di trascrizione fra le parole latine “puer”, cioè bambino,
e “pauper”, cioè povero. I due termini si sarebbero mischiati mitologicamente fino
a far dimenticare la verità storica sottostante e la “crociata dei poveri” divenne
quella “dei bambini”.
Se guardiamo la storia ufficiale
però una “crociata dei poveri” c’è stata davvero nel 1096, appena prima della
prima crociata ufficiale. Gli animi cristiani erano così accesi dalla lotta
religiosa che molti fra poveri, preti, donne e persino principi vollero partire
senza aspettare l’ordine papale di Urbano II, cioè colui che indisse la prima
vera crociata. Il risultato di questa spedizione “pilota” non fu granché e
quindi venne ignorata dalle autorità.
Nessun commento