Tutto quello che hai sempre voluto sapere sui diamanti (spoiler: non sono così rari) | I Domandony
Sono tante le storie sui diamanti, dalle più romantiche legate a preziosi anelli nuziali fino a quelle più sanguinarie delle guerre collegate al loro commercio. Oggi proviamo a vedere un po’ tutto quello che c’è da sapere sui diamanti, così magari ha una scusa per non dover più spendere un patrimonio per quel solitario che tanto vorresti o che ti chiedono.
Cominciamo subito col capire da
dove arrivano. In brevissimo: i diamanti hanno uno o 1,5 miliardi di anni
circa, ma la loro vera datazione è difficile (se non impossibile) con i sistemi
attuali. La maggior parte arriva dal mantello terrestre, cioè quella zona sotto
i nostri piedi compresa tra la crosta e il nucleo. A centinaia di km sotto di
noi, circa 200, si sono formati nell’arco di milioni di anni per poi affiorare
grazie ai movimenti vulcanici che sostanzialmente hanno fatto quello che
farebbe un fiume con i detriti ma sfidando la gravità; questo, tra l’altro,
spiega come mai spesso i diamanti si trovino incastonati nella kimberlite, una
roccia ignea che non è altro che magma solidificato. Altra genesi può essere
quella meteorica e in particolare parliamo di un grosso meteorite che colpisce
la Terra: con tutta l’energia e il calore rilasciato, un meteorite può generare
microscopici diamanti che sono oggi utilizzati per capire se in passato una
zona è stata soggetta ad impatti di corpi celesti. Infine, c’è un falso mito
sulla creazione dei diamanti: non arrivano dal carbone di origine vegetale. Infatti,
le piante sono comparse molto dopo l’inizio della formazione dei diamanti e non
ci sarebbe stato letteralmente abbastanza tempo per far sì che diventassero
quello che sono oggi.
Come tutti sanno, i diamanti e le
altre pietre preziose vengono misurati in carati, ma cosa sono esattamente
questi carati? “Carato” arriva dal greco “keration”, trasformatosi poi nell’arabo
“qirat” prima di giungere fino a noi nella versione moderna. Nella lingua
ellenica significava letteralmente “piccolo corno” e faceva riferimento al
frutto del carrubo che secondo gli antichi aveva un peso sempre identico e per
questa sua particolarità veniva utilizzato come contrappeso dei materiali
preziosi nelle antiche bilance (NDR: ovviamente non hanno sempre lo stesso peso, ma loro non lo sapevano ancora). Col tempo questo peso venne stabilizzato e da
oltre 100 anni (1907) un carato equivale a 0,2 grammi e prende il nome di “carato
metrico”.
Ma ora passiamo a un po’ di
storia.
Secondo il chimico statunitense
Willard Hershey, già 6mila anni fa i nostri antenati conoscevano e si
scambiavano diamanti. Dati più certi e cauti fanno riferimento invece al quarto
secolo a.C. e in tal senso la fonte
principale è l’antico trattato indiano Arthashastra che riporta la notorietà e
il valore della pietra trasparente. Quello che sappiamo di per certo è che per oltre
duemila anni proprio l’India è stata il centro del commercio di diamanti e la
via della seta era la tratta da seguire se si volevano acquistare. La città
indiana di Golconda fu a lungo la capitale del diamante, almeno fino alla metà
del 19esimo secolo quando le riserve finirono e il mondo andò a cercare pietre
preziose altrove.
A quei tempi e per secoli gli utilizzi
principali del diamante erano di tipo ritualistico, talvolta di sfarzo per persone davvero
molto ricche. Altri, come i romani, invece utilizzavano i diamanti ANCHE per
questioni più pratiche, come l’incisione di materiali duri. Durante il medioevo
talvolta i diamanti di piccolissime dimensioni venivano usati persino come
medicinale, sempre per quella strampalata teoria per cui le cose chiare
facessero bene alla salute (NDR: è da qui che arriva la tradizione di mangiare
in bianco quando non ci sentiamo particolarmente bene).
Soltanto nel 1700 si scoprì una
nuova fonte in Brasile anche se l’India e a seguire il Borneo rimasero
i due poli principali almeno fino al 1867 quando Erasmus Jacobs scoprì presso
il fiume Orange in Sudafrica un immenso deposito di diamanti, una quantità così
esagerata da svalutarli e nell’arco di pochi anni i veri ricchi smisero persino di esserne
affascinati e preferirono gettarsi su pietre più sofisticate e
rare come gli smeraldi, i rubini o gli zaffiri. A tal proposito possiamo
introdurre un piccolo fun fact: se oggi gli anelli di fidanzamento sono spesso
costellati di diamanti lo dobbiamo a Massimiliano I d’Asburgo che nel 1477
regalò un anello d’oro e di diamanti alla sua sposa Maria di Borgogna (ß qua trovi un ritratto
del “Maestro di Maria di Borgogna”).
Eppure, nonostante i ricconi
iniziarono a snobbarlo, molti altri iniziarono ad apprezzare il diamante e
soprattutto cominciarono a poterselo permettere dato che all’incirca nel 1919
il suo valore era crollato del 50%; teniamo poi da conto che il mondo stava
cambiando grazie al marketing sempre più pressante e progredendo sul piano economico.
In tutto ciò, il mercato ancora oggi è sostanzialmente controllato da una singola società fondata nel 1880 dall’inglese Cecil John Rhodes, cioè la “De Beers Consolidated Mines, Ltd” che oggi occupa grazie a tutte le sue controllate
circa il 40% del settore (nel 1902 ammontava al 90%). Grazie a questa forza, la
De Beers riesce tutt’ora a manipolare fortemente il mercato immettendo quantità
prestabilite di diamanti in modo da mantenere il prezzo sempre alto grazie al
principio di scarsità: più una cosa è rara, più vale. Ma questa rarità è quasi
unicamente artificiale e non giustificata dalle qualità del minerale. Sia ben
chiaro: questo non significa che ce ne sia in abbondanza, ma neanche così poco
da giustificarne il prezzo proibitivo.
Un altro merito di De Beers è
quello di averci insegnato che “un diamante è per sempre” grazie ad una
campagna marketing lunghissima partita nel 1947. Ma è una bugia. Il diamante, in conseguenza ad alcuni stimoli, può degradarsi diventando grafite, utile a
disegnare su un foglio bianco. E a dirla tutta non è manco così difficile:
basta avere un ambiente privo di ossigeno con una temperatura intorno ai mille
gradi.
E per chiudere simpaticamente,
non possiamo non ricordare che il valore morale di un diamante è ancora più
basso di quello economico: molti diamanti sono insanguinati dalle guerre e dai conflitti generati dal loro commercio. Negli ultimi anni sono state proposte
certificazioni “conflict-free” ma spesso anche queste vengono falsificate e
attraverso il mercato nero i diamanti sporchi raggiungono comunque i nostri
gioielli.
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