Breve storia della musica natalizia da sant'Ambrogio a oggi | I Domandony
Bisogna fare una premessa: “musica
natalizia” significa tutto e niente perché è solo un nome sotto cui si
riuniscono generi di musica diversi a tema più o meno religioso. Il primo
esempio storicamente riconosciuto risale alla Roma del quarto secolo d.C.
quando comparve l’inno in latino “Veni redemptor gentium” (Vieni, redentore
delle genti) scritta da sant’Ambrogio per festeggiare l’avvento. Ad onor di
cronaca andrebbe precisato che questo inno è tipicamente natalizio nel rito
ambrosiano, mentre per il rito romano si preferisce il canto “Christe,
redemptor omnium” (Cristo, redentore di tutti). Rimanendo in Italia, ci
spostiamo adesso ad Assisi dove un Francesco qualsiasi nel 13esimo secolo
cominciò a scrivere canzoni natalizie in volgare, iniziativa che venne presto
imitata in tutta Europa. Quasi duecento anni più tardi, nel 1426, il cappellano
inglese John Awdlay scrisse una raccolta di 25 brani chiamato “Caroles of Cristemas”,
cioè “Carole di natale” e pare che già a quei tempi fosse comparsa la
tradizione di riunirsi per cantare andando di porta in porta. Giusto per fare
un esempio, risalgano a questo periodo canzoni come “O Tannenbaum”.
Piccola digressione: sono proprio
gli inglesi medievali ad introdurre il concetto di “carola” con riferimento
alle canzoni di stampo tipicamente religioso e festivo; infatti, la parola “carola”
non era un neologismo poiché indicava già una danza in cui un gruppo di persone
giravano in tondo tenendosi per mano. Col tempo il nome passò dal ballo alla
musica ballata e dunque alle canzoni natalizie. Andando qualche anno nel
futuro, durante il particolare periodo della Repubblica inglese (o
Commonwealth), il proibizionismo puritano di Cromwell cercò di frenare (senza
troppo successo a dirla tutta) i canti collegati al natale perché considerati
pagani e peccaminosi. Il motivo più concreto era probabilmente il fatto di
voler ostacolare i cristiani inglesi in favore della religione protestante.
Con il ritorno della monarchia
nel 1660 e poi con l’epoca vittoriana, la musica natalizia vide un periodo di
particolare splendore con l’avvento di canzoni emblematiche come “Silent night”.
In questo periodo vediamo tra l’altro un lento rimescolamento della tradizione
e delle figure chiave del natale. Ad esempio, in Inghilterra da secoli esisteva
nel folklore popolare la figura di “Father Christmas” che potrebbe sembrare
semplicemente un Babbo natale ante litteram ma aveva delle peculiarità
significative: non portava regali, niente renne, né camini e non aveva un
particolare attaccamento ai bambini. Anzi, era rivolto più che altro agli adulti
(ma non nel senso che era a luci rosse, purtroppo) ed era una figura che portava felicità un
po’ a tutti. Il mito, proprio in epoca
vittoriana, si mischiò alla nascente figura di Babbo Natale, emerso a sua volta
dal mix di figure popolari tra cui la principale è San Nicola di Bari,
arcivescovo e protettore dei bambini.
A questo punto siamo arrivati
alle porte del ventesimo secolo. La tecnologia comincia a permettere l’incisione
dei canti, la loro circolazione, la traduzione in tante lingue e la riproduzione
in feste pubbliche e private. Non solo le occasioni religiose diventano un
pretesto per suonare canti natalizi, ma anche il marketing e la cultura pop del
cinema cominciano a sfruttare la musica natalizia per creare atmosfera e spremere
completamente un periodo in cui le vendite schizzano alle stelle.
In tutto questo, molti sono stati
i contributi di grandi artisti e compositori senza tempo che sono stati in
grado di alternare temi religiosi e secolarizzati. Tra i più interessanti sicuramente
troviamo gente come Handel e il suo “Messiah”, Bach con “Weihnachts-Oratorium”,
Vivaldi con “Il riposo per il santissimo natale” e Lady Gaga con la sua “Christmas tree”.
PS: Jingle Bells, forse una delle
canzoni più famose del natale, è una mezza bugia visto che in origine era stata scritta
per il giorno del ringraziamento.
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