Breve storia degli occhiali da vista: come due pezzi di vetro hanno cambiato il mondo | I Domandony
Come praticamente ogni cosa
umana, anche ciò che indossiamo ci caratterizza in qualche modo. Se quindi in
principio erano un oggetto simbolo di intelligenza e cultura, sono passati poi
ad essere un orpello degno di prese in giro. Oggi più che mai l’utilità si
mischia alla ricercatezza e allo stile, divenendo parte del proprio outfit. Di cosa
stiamo parlando? Degli occhiali ovviamente, un’invenzione che ha davvero
cambiato la vita di milioni di persone.
Per secoli si è cercato un modo
per correggere gli errori della vista. I primi esempi noti sono quelli riportati
da autori antichi come Seneca, il quale ci parla di sfere di vetro in grado di
ingrandire ciò che si vuole guardare, o come Plinio, che racconta di uno
smeraldo usato da Nerone per godersi al meglio i gladiatori nell’arena. Si tratta
più che altro di pietre come il quarzo o il berillo, cioè minerali con
proprietà di ingrandimento e chiamate per questo “pietre da lettura”. Queste divennero
particolarmente famose a partire dal decimo secolo dell’era volgare e furono la
base per il successivo sviluppo degli occhiali da vista. Se infatti queste “lenti”
erano meglio di niente, non sono il massimo della comodità per l’utilizzatore
che doveva farle scorrere sulle pagine o portare agli occhi in stile monocolo
cambiando per giunta le proporzioni del soggetto osservato. Qualche secolo più tardi, nel
febbraio del 1305, si comincia a parlare di occhiali veri e propri. Ne fa cenno
durante un sermone Giordano da Pisa che parla di un suo confratello che li produceva
già da almeno venti anni. Egli, cioè Alessandro della Spina, non ne era l’inventore
ma solo un abile riproduttore e di egli Giordano disse:
“modesto e buono, il quale quello
che fatto vedeva sapeva egli rifare. Gli occhiali (ocularia) che altri per
primo aveva fatto e non voleva comunicarne il segreto, fece egli ed a tutti
comunicò lieto (ylari) e volonteroso”.
Da notare in particolare la parte
in cui si afferma che Alessandro comunicò a tutti questa invenzione: infatti forse
già da un secolo i veneziani lavoravano a vetri e cristalli atti a correggere
la vista. Murano, come tutti sappiamo, è infatti il polo del vetro per
eccellenza e non per nulla venne “nascosto” dai veneziani per evitare che
qualcuno carpisse i loro segreti. Di ciò troviamo ulteriore conferma nella
legislazione: ad un certo punto nel 1284 l’arte delle lenti doveva essere già ad
un punto tale che fu necessario legiferare contro i contraffattori che usavano
il vetro al posto del cristallo per fabbricare gli occhiali. La cosa è
importante perché questo tipo di leggi emergono solo in seguito all’attestazione
di un fenomeno e non prima. In altre parole, non sappiamo chi li ha inventati
davvero, ma sicuramente il contributo di fra Giordano è stato fondamentale per
la loro divulgazione.
A quel punto cominciarono a
circolare gradualmente in tutta Europa, ricevendo costanti aggiornamenti e
venendo preferiti alle pietre da lettura poiché permettevano di osservare senza
che il soggetto venisse distorto e/o apparisse ad una distanza diversa da
quella reale. Come molti dipinti e affreschi dell’epoca ci ricordano, inizialmente
il modello più diffuso era quello detto “a forbici”, cioè due piccole lenti
tenute insieme da un perno centrale attraverso cui l’occhiale veniva tenuto manualmente
sugli occhi; Già Savonarola poco più tardi suggerì di utilizzare un cordino per
legarli dietro la testa mentre le stecche da passare sopra le orecchie
apparvero soltanto nel 1700 e probabilmente il modello più noto è il “Martin’s Margins”.
A quel punto avevamo occhiali tendenzialmente
utili per la correzione della presbiopia cioè la perdita della vista dovuta all’età.
Non è un caso che Fra Giordano si fosse interessato particolarmente a quell’oggetto
inusuale: quando entrò in contatto con i veneziani aveva infatti circa 40anni,
dunque in quella fase della vita in cui gli occhi cominciano a perdere colpi. Inoltre,
quei primi modelli erano in grado di correggere anche l’ipermetropia, cioè la
visione offuscata di oggetti lontani: in questo caso la lente si occupa di
cambiare il fuoco dell’occhio, aggiustandolo quel tanto che basta per
permettere alla luce di raggiungere nel modo corretto la retina. Detto questo,
bisognerà aspettare l’inventore americano Benjamin Franklin, che non vedeva né da
vicino né da lontano, per avere finalmente degli occhiali bifocali (NB: questa
invenzione è ancora dibattuta, alcuni pensano non sia sua).
Nel tempo ovviamente sono
arrivate mille innovazioni come quelle introdotte nel 1800 dal tedesco Zeiss
(quello dell’omonima azienda ancora esistente) e da Von Rohr sulla focale ridotta
che permetteva il passaggio di più luce. Eppure, non abbiamo ancora affrontato un
aspetto, probabilmente il più importante: come gli occhiali hanno cambiato la
vita delle persone?
Sebbene per secoli gli occhiali
sono rimasti appannaggio dei benestanti, nondimeno hanno cambiato letteralmente
la storia umana. Se infatti prima della loro invenzione una persona con
problemi di vista dovuti all’età doveva pensionarsi precocemente pesando sulla
famiglia e contribuendo poco e nulla alla società già verso i suoi 40anni, con l’arrivo
degli occhiali tutto cambiò. Prima gli intellettuali con il loro studio su
minuscoli caratteri incisi o scritti a mano e poi il lavoratore comune che cuciva
o sgranava minuziosamente il grano, tutti beneficiarono dell’introduzione di
una simile invenzione rivoluzionaria. In questo modo grazie al prolungamento
dell’età lavorativa, la gente cominciò a vivere più a lungo e soprattutto in
condizioni migliori. Il tutto per merito di due pezzetti di vetro.
Quanto ti manca?
RispondiElimina