La donna nel Medioevo: la santa anoressia come atto femminista | I Domandony
Il maltrattamento del proprio corpo
è sempre esistito con motivazioni diverse e acquista un valore tutto suo quando
parliamo delle donne. Se oggi si insegue un ideale di bellezza o diventa espressione
di un malessere psicologico, ieri con l’anoressia si puntava più che altro a
una finalità ascetica. E così, nel medioevo emerse quella che oggi viene
definita "santa anoressia" la cui principale esponente è sicuramente
Santa Caterina, tra le donne più importanti e influenti del suo tempo.
Quando oggi pensiamo alla chiesa
cattolica l’uguaglianza fra i sessi non è probabilmente la prima caratteristica
che ci viene in mente. Eppure, nella chiesa delle origini il ruolo della donna era
molto importante e più di una volta, soprattutto nei vangeli e nelle parole di
Cristo, le donne vengono equiparate agli uomini. Con la successiva influenza
dei cosiddetti barbari, germani e franchi, dei primi secoli dopo Cristo, si
ebbe una riqualificazione del ruolo femminile. Dal miscuglio delle due società,
ne emerse una donna dedita al focolare domestico che acquisiva importanza quasi
unicamente come guida spirituale dei figli nei primi anni di vita. In buona
sostanza, i barbari portarono in Italia, e da lì al resto d’Europa, l’idea che
la donna fosse proprietà del maschio, prima del padre e poi dell’eventuale
marito.
In questo contesto, quindi, la
donna non disponeva di sé stessa, tranne ovviamente quelle rare eccezioni che
si ritrovano per lo più in famiglie aristocratiche o di una certa caratura
culturale. La maggioranza delle donne invece nasceva e moriva nella medesima
condizione di subalternità. Fatta la regola, come si suol dire, si trova una
scappatoia. Uno dei pochi modi per aggirare i precetti sociali era la via
religiosa, o meglio, quella mistica. Abbiamo molti racconti risalenti almeno a
partire dal 1206 di donne che si liberano delle gabbie sociali attraverso una
religiosità fuori dal comune, una religiosità come quella di Caterina da Siena
che fin da bambina comprende (o immagina) la sua strada e sposa simbolicamente
Gesù con un anello invisibile donatole durante una visione.
Caterina, benché sia nata nel
1300 inoltrato, è l’esempio perfetto dell’ascetismo cattolico e in particolare
di quello che le donne potevano ottenere rinunciando a tutto. Non per nulla,
fattasi notare fin da giovane, riesce ad ottenere dal padre una camera
personale dove poter pregare e far penitenza nella più totale solitudine, cosa
decisamente particolare per i tempi, anche nelle famiglie benestanti come la
sua. Rifiuta il matrimonio organizzato e una volta presi i voti, cominciò a
farsi un nome in tutto il continente fino ad intrattenere una buona
corrispondenza con i potenti di tutto il mondo occidentale. La forza di Caterina
era data dalle sue visioni mistiche attraverso cui riusciva ad entrare in
contatto con il divino e dunque il suo ruolo era davvero centrale in quella
società in cui la religione era fondamentale. In altre parole: i potenti le
chiedevano cosa Dio volesse.
Con il passare del tempo le punizioni
corporali non furono solo una forma di violenza esterna, ma anche interna
attraverso il digiuno completo così da accogliere il suo sposo (attraverso l’eucarestia)
in un corpo completamente puro. Ed è qui che si inserisce l’anoressia come atto
mistico: tra i tanti sintomi del digiuno estremo abbiamo infatti le
allucinazioni e l’amenorrea. Se le prime non hanno bisogno di ulteriori
spiegazioni e rimandano immediatamente alle visioni mistiche delle sante
anoressiche, l’amenorrea ha bisogno di una delucidazione che le dia senso; amenorrea
è un termine medico che indica l’assenza delle mestruazioni, simbolo queste
della forza procreatrice della donna. Indurre quindi il proprio corpo a non
produrre più vita, per delle donne così fortemente credenti, si traduceva nella
completa purezza e devozione a Dio attraverso la rinuncia più grande che una
donna del tempo potesse compiere. In questo senso, l’anoressia diventava un
grande atto di riacquisizione del potere di disporre di sé stessi e quindi
simbolo dell’affermazione del proprio ruolo sociale.
Dunque, seppur attraverso la legittimazione
religiosa, la donna rinunciando a tutti i doveri canonici che il suo sesso le
imponeva, acquisiva un nuovo potere per esprimersi. Alcuni studi confermano
questa ipotesi con i dati: prendendo in considerazione centinaia di biografie
femminili scritte tra il 1206 e il 1934, emergono ben 261 casi di anoressia (presunta
o attestata) e di queste, ben cento sono state santificate dalla chiesa
cattolica. Quello di Caterina è dunque un esempio eclatante di una volontà
fuori dal tempo, ma non è la sola. Con lei c’è , ad esempio, anche la spagnola Teresa d’Avila,
bulimica grazie ad un ramoscello di ulivo con cui si induceva il vomito per
purificarsi prima dell’eucarestia. Ad ulteriore riprova della vicinanza della
donna al misticismo che si palesava attraverso il maltrattamento del mio fisico,
vale la pena considerare che si contano almeno 15 sante che presentavano le
stigmate, contro gli appena due uomini in totale.
Per concludere possiamo
riassumere tutto in poche parole: l’anoressia diventa simbolo di potere nelle
donne medievali poiché dimostrazione di un controllo completo dei propri
impulsi e dunque della capacità di imporsi sulla realtà.
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