Sayf al-Din Qutuz: l'incredibile epopea di uno schiavo divenuto sultano | I Domandony
Avete mai sentito parlare di Sayf al-Din Qutuz? Si tratta probabilmente di uno dei personaggi veramente esistiti con l’epopea vendicativa più bella della storia. Ve la spiego in breve e poi vi racconto i dettagli: discendente (forse) di una famiglia nobile, da bambino viene venduto come schiavo dopo che l’impero mongolo aveva conquistato la sua terra natale; viene portato in Egitto, in circa 20 anni riesce a risalire la scala sociale, diventa vice-sultano, poi sultano e infine si prende la sua rivincita sconfiggendo i mongoli che avevano sterminato la sua gente in una delle battaglie più importanti della storia.
Se il riassunto vi ha incuriosito, il meglio deve ancora venire.
Qutuz è stato il terzo di quattro sovrani mammelucchi, dove con questo termine si intendono quei governatori di origine servile che guidarono alcune zone del mondo arabo durante il medioevo. Le sue origini sono alquanto oscure e secondo i racconti, più leggendari che storici, Qutuz discende dalla dinastia dei Khwārezm-Shāh (impero corasmio), cioè un regno sunnita che controllò una vasta zona del Medioriente tra il 1077 e il 1231, anno quest’ultimo dell’arrivo dei mongoli; gli asiatici stavano infatti continuando la lunga marcia di conquista verso ogni direzione iniziata da Gengis Khan, morto appena 4 anni prima. Qutuz allora venne portato prima a Damasco e poi in Siria, dove venne comprato da uno schiavista egiziano che lo vendette a sua volta al primo sultano mamelucco del Cairo, Izz al-Din Aybak. Lo schiavo riuscì a conquistare la fiducia del sultano fino a diventare capo dell’esercito e suo vice nel 1253. Quattro anni più tardi Aybak venne ucciso ma Qutuz mantenne comunque il suo ruolo anche con il successore al trono, cioè il figlio del sultano. Combatté poi alcune battaglie tra il ’57 e il ’58, confermando ogni volta il suo valore sul campo.
I mongoli nel frattempo non si erano fermati e nel febbraio del 1258 avevano preso Baghdad (Iraq) e si stavano già dirigendo verso la Siria sotto la guida di Hulagu Khan. L’alleato siriano, an-Nasir Yusuf, chiese allora l’aiuto immediato dell’Egitto. Gli emiri si riunirono alla corte del Cairo e su proposta dello stesso Qutuz, il giovane sultano quindicenne venne deposto per far fronte ad una situazione così seria. Sul trono venne messo proprio il vice sultano, cioè Qutuz, che così tanti onori aveva accumulato in battaglia. Quello stesso giorno, il 12 novembre 1259, il nostro eroe giurò che avrebbe lasciato la carica non appena avesse debellato il pericolo orientale. Ma non crediate che si mobilitò per benevolenza verso l’alleato siriano: una volta arrivato in Egitto, an-Nasir Yusuf venne rapito e spedito ai mongoli dallo stesso Qutuz, dopo essere stato derubato di tutte le sue ricchezze.
Intanto i mongoli avevano ormai conquistato anche la Siria e avevano mandato degli emissari per “chiedere” la resa incondizionata dell’ultima roccaforte dell’islam. Per tutta risposta il nuovo sultano egiziano fece uccidere i messaggeri e fece esibire le loro teste su una delle entrate del Cairo (NB: questa era un’azione assolutamente di pessimo gusto; gli ambasciatori erano figure molto importanti e attaccarli significava dichiarare guerra all’intero popolo di cui facevano parte). Qutuz non aspettò nemmeno che i mongoli potessero vedere quello spettacolo poiché aveva già organizzato un esercito per andargli incontro in modo da combattere lontano dall’Egitto. Arrivò quindi in Palestina, ad Al-Salihiyya, dove incontrò i suoi timidi emiri che non erano poi troppo sicuri di appoggiare la scelta del sultano. Si spostò quindi a Gaza (sempre in Palestina) e passò poi dai territori tenuti sotto il giogo crociato. I franchi però si dichiararono neutrali in quello scontro; infatti, pur essendo nemici dei mamelucchi, si accorsero del pericolo che i mongoli rappresentavano per l’occidente e non vollero ostacolare gli arabi per paura di ritrovarsi a dover fronteggiare un avversario ancora peggiore. Nonostante la neutralità dei crociati, alcuni regnanti cristiani dell’est appoggiarono comunque l’avanzata mongola in quella lotta che videro come la fine del mondo islamico.
Superato il fiume Giordano, i mongoli si stavano dirigendo verso sud e Qutuz pensò bene di intercettare il nemico presso la città di Ain Jalut dove già 10 anni prima aveva combattuto la settima crociata. La battaglia, che per molti è uno dei punti chiave della storia umana, si svolse il 3 settembre 1260. Inizialmente l’esercito islamico sembrò non essere in grado di trattenere l’orda mongola, ma ben presto il sultano riprese in mano la situazione e al grido di “O Islam” guidò la sua armata, riuscendo a spingere i mongoli indietro fino alla Siria, dove gli asiatici cominciarono ad essere attaccati anche dai locali soggiogati poco prima. Forte di quella vittoria, con tanto di testa mozzata del condottiero mongolo Kitbuqa inviata a Hulagu, Qutuz continuò la sua marcia fino a Damasco, liberando tutto il versante occidentale del fiume Eufrate.
Il khan mongolo non la prese benissimo e di certo non si arrese subito dopo la sconfitta, ma questioni interne ben più pressanti stavano mettendo a rischio il suo dominio e quindi finì per desistere nel conquistare il resto del mondo islamico. Qutuz venne allora riconosciuto come sultano da buona parte dei popoli musulmani ma…
…sulla via del ritorno verso il Cairo, venne assassinato dai suoi stessi emiri, tra cui il fidato Baibars che prese il sultanato d’Egitto.
PS: quella di Ain Jalut è stata una battaglia decisiva non solo per il risultato; è infatti ricordata come la prima battaglia di cui si abbia testimonianza in cui venne usato lo schioppo, una specie di cannone in miniatura da tenere in mano. Come prototipo di artiglieria, non era particolarmente efficace nel fare danni, ma faceva abbastanza casino da spaventate i cavalli mongoli e quindi creare disordine fra i ranghi avversari.
Sayf al-Din Qutuz: l'incredibile epopea di uno schiavo divenuto sultano | I Domandony
Reviewed by Antonio Emmanuello
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