La leggenda di Utsuro-bune: alieni nel Giappone del 1803? | I Domandony
Se ufficialmente l’ufologia è una branca pseudoscientifica nata nel 1947 con l’avvistamento riportato dal pilota Kenneth Arnold, ciò non toglie che si possa comunque speculare su tempi più antichi. E infatti, uno di questi presunti casi di avvistamenti risalirebbe al 1803, quando dei contadini giapponesi ebbero un incontro ravvicinato del terzo tipo con un misterioso alieno venuto da lontano. Oggi vediamo la leggenda di Utsuro-bune, la nave cava.
Siamo in pieno periodo Edo, il Giappone è un paese molto chiuso e le influenze straniere sono mal viste e represse. In questo clima, nel 1803, una piccola imbarcazione circolare di 3 metri di diametro e poco più di 5 di altezza, sembra si sia affacciata sulle coste della provincia di Hitachi (centro-est del paese). Le fonti che riportano la leggenda sono principalmente tre, ma ne esistono anche altre di natura leggermente diversa. Questi tre scritti sono il Toen shōsetsu (1825, di Kyokutei Bakin), l’Hyōryū kishū (1835, di anonimo) e l’Ume-no-chiri (1844, Nagahashi Matajiro). Tutte e tre le varianti concordano quasi completamente sulla medesima storia e mò la vediamo in breve.
Una strana barca circolare e chiusa da una cupola nera e vetrata arriva in prossimità delle coste di un villaggio e alcuni contadini, vedendola, cercano allora di farla attraccare. Da lì ne sbuca una donna molto chiara, ben vestita, dalla bellezza disarmante e dai capelli rossi. Tratti ovviamente non molto comuni in Giappone. In mano porta una scatola di legno a cui non fa avvicinare nessuno. Parla una strana lingua incomprensibile ed è vestita con tessuti mai visti. Anche gli interni della nave sembrano di materiali sconosciuti. Qui le leggende si dividono però in due versioni: in quella principale, i contadini fanno in modo di allontanarla nuovamente pensando si tratti di una principessa mandata in esilio dopo che suo marito era stato giustiziato per un crimine; questa versione spiegherebbe anche la scatola che teneva in mano: infatti i contadini – secondo la storia – pensavano che lì fosse contenuta la testa del marito decapitato. Ad ogni modo, essendo il suo ormai un destino segnato, la rispedirono in mare. La seconda versione racconta invece dell’accoglienza della donna che in quella terra rimase e visse fino a diventare anziana.
In tutto questo, per qualche motivo un po’ bizzarro, nel ‘900 qualcuno ci ha voluto vedere una storia di incontri con gli alieni. Secondo gli ufologi, l’imbarcazione su cui viaggiava la donna assomigliava alle navicelle spaziali tipiche degli albori dell’ufologia, ma di misterioso c’è in realtà ben poco. Prima di tutto, l’imbarcazione della leggenda non vola mai, ma naviga e basta. In secondo luogo, navi di quella fattura non erano assolutamente strane in Asia, soprattutto in Cina e nel Sud-est; persino il Giappone ne aveva e dunque una simile forma è storicamente ben documentata e per niente fuori dagli schemi. L’unica particolarità che si discosta dalla realtà storica è invece la cupola cosparsa di finestre vetrate che copriva la nave. Secondo lo storico ed etnologo Yanagida Kunio, il vetro richiamava un elemento esotico per i nipponici poiché tipico dell’occidente europeo. Questo elemento sarebbe poi stato inserito proprio per rendere la storia più verosimile: nelle prime versioni studiate da Yanagida, sembrerebbe che la copertura della nave non ci fosse, mentre nelle versioni successive sarebbe comparsa per far credere che la donna fosse riuscita ad affrontare persino l’aperto Oceano.
E quindi storicamente cosa significa la leggenda di Utsuro-bune?
Storici e studiosi se lo sono chiesti fin dal 1844, anno in cui Kyokutei Bakin cercò di fare luce sulla questione. Kyokutei sostenne che molti elementi descritti nelle leggende fossero già presenti nel testo di Kanamori Kinken, cioè “Testimonianza di cose sentite e viste in Russia”. I tessuti particolari, la manifattura degli oggetti, il colore chiaro della carnagione della donna e i suoi capelli rossi sarebbero infatti assimilabili alla cultura russa che agli occhi dei giapponesi doveva sembrare distante ed esotica. A tal proposito il ricercatore Kazuo Tanaka e il sopraccitato Yanagita, in due loro studi separati l’uno dall’altro, hanno concluso che la leggenda di Utsuro-bune non contenga nessun vero mistero, ma sia una rielaborazione in chiave più moderna di storie più antiche e classiche: una principessa straniera che arriva in una terra lontana in maniera misteriosa. Il tutto sarebbe poi farcito dalla mentalità tipica del periodo Edo: come dicevamo, quella era un’epoca di chiusura e il fatto che la straniera fosse respinta al largo, non è altro che un simbolo del trattamento che i giapponesi riservavano alle culture esterne, soprattutto nei confronti di quella inglese e nord Americana.
Per concludere, se da una parte quindi possiamo escludere al 100% la possibilità che si trattasse di un alieno, dall’altra dobbiamo ammettere che di un’aliena in effetti stiamo parlando: alieno deriva dal latino “alienus” che significa “altrui” e in senso più generico quindi anche “cosa di altri, di altri luoghi”. In questo senso, la donna era davvero aliena in un mondo che di lei non ne voleva sapere nulla.
La leggenda di Utsuro-bune: alieni nel Giappone del 1803? | I Domandony
Reviewed by Antonio Emmanuello
on
16:00:00
Rating:
Nessun commento