Il tempio Kiyomizu-dera e le leggende del salto e dell'amore | I Domandony


Se non esistesse veramente, sarebbe quasi difficile credere che possa esserci un posto così particolare come Kiyomizu-dera perché sì, il tempio è davvero particolare. Per costruirlo non è stato usato neanche un singolo chiodo, è immerso nella natura ed è al centro di ben due leggende. Vediamo di conoscerlo un po’ meglio.


Ci troviamo a Kyoto, Giappone, e siamo nel 778 d. C., in pieno periodo Heian, un’era lunga quasi quattro secoli e caratterizzata da una florida cultura. A volere la sua costruzione fu Sakanoueno Tamuramaro, shogun dell’imperatore Kanmu. Ai tempi il titolo di shogun faceva riferimento al grado di comandante in capo delle forze di spedizione contro i barbari, cioè un corpo militare che combatteva le tribù Emishi (un gruppo etnico sviluppatosi nel nordest del Giappone). Per vedere l’attuale struttura però dobbiamo spostare il calendario avanti di quasi mille anni, cioè al 1633 quando Tokugawa Iemitsu fece costruire il tempio vero e proprio. Anche Tokugawa era uno shogun ma a questo punto il titolo aveva completamente cambiato di significato e infatti si avvicina di più ad una specie di dittatore regionale che sostituiva l’imperatore che fungeva più che altro da figura cerimoniale.


Venne dunque eretto il tempio senza utilizzare un singolo chiodo, ponendolo sul fianco di una collina da cui spunta una cascata da cui deriva il nome dell’edificio: Kiyomizu fa proprio riferimento all’acqua cristallina che lì scorre e significa letteralmente “acqua pura”. Immersa tra gli alberi si può vedere una tipica veranda del periodo Edo costruita appositamente per ospitare una grande quantità di pellegrini e sorretta da alti pilastri, da cui si può godere della vista sulla città di Kyoto. Tutt’attorno ci sono poi tanti altri santuari come il Jishu dedicato a Ōkuninushi, un dio dell'amore e dei "buoni incontri". Proprio legato al tema amoroso sorge la prima delle leggende che abbiamo citato in apertura.


In pratica il racconto dice che se una persona fosse in grado di percorrere un breve tratto di 18 metri delimitato da due rocce ad occhi chiusi, allora sarà in grado di trovare l’amore.


La seconda leggenda invece fa riferimento ad un saltino di appena 13 metri. In giapponese esiste infatti un modo di dire che suona più o meno come “saltare giù dal palco di Kiyomizu” traducibile con “fare il grande passo”, cioè prendere una decisione importante. La storia racconta una tradizione del periodo Edo secondo cui se qualcuno si fosse gettato dal palco del tempio sopravvivendo alla caduta, allora il suo desiderio sarebbe stato esaudito. La cosa bizzarra è che l’85% di chi si è lanciato, è sopravvissuto. Bisogna pur sempre tener conto del fatto che si tratta di dati risalenti a prima del 1872, anno in cui venne proibito di saltare giù, dunque non per forza del tutto attendibili.

 

Oggi il tempio è una meta turistica di particolare interesse, soprattutto durante le feste quando si ricopre di bancarelle. Inoltre, nei primi anni del 2000 il tempio di Kiyomizu è stato tra i finalisti della selezione per le nuove sette meraviglie del mondo, uscendone però sconfitto.


FONTE

 

 

 

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