Gli orfani di Duplessis: una storia di corruzione, violenza e abusi | I Domandony


Come iniziare un’altra bella settimana se non con una dose di depressione vecchio stile? Oggi parliamo degli “orfani di Duplessis”, 20mila bambini canadesi dichiarati pazzi dallo stato e dalla chiesa per qualche spicciolo.

Tra il 1936 e il ’59 Maurice Duplessis è stato per cinque volte primo ministro del Québec, cioè una delle grandi provincie del Canada. Non doveva essere un simpaticone e il suo governo conservatore si guadagnò il soprannome di “la grande noirceur”, la grande oscurità. Bisogna ricordare inoltre che prima della cosiddetta “rivoluzione silenziosa” degli anni ’60, il Québec era una provincia tutt’altro che secolarizzata: mancavano molti dei servizi sociali che oggi diamo per scontato, tra cui quelli riferiti all’educazione e alla sanità che erano invece gestiti dalla chiesa cattolica. E proprio dalla chiesa di Roma dobbiamo partire poiché, tra le altre cose, si occupava di accogliere i bambini in condizioni disperate o rimasti senza genitori, spesso incoraggiando le madri sole e non sposate ad abbandonare i figli nella loro mani. Mani che, secondo le testimonianze, non sembravano prendersi troppo cura di loro.

Ci troviamo fra gli anni ’40 e ’50 e il governo federale aveva investito nella costruzione degli ospedali in giro per tutto il paese; inoltre elargiva un sussidio di 2,75 dollari al giorno per i pazienti degli ospedali psichiatrici, mentre stanziava solo 1,25 dollari per gli orfani. Come avrete ormai intuito, questa differenza pecuniaria spinse molti istituti educativi a diagnosticare problemi psichiatrici anche a bambini perfettamente in salute. E a capo di questa riqualificazione c’era lo stesso primo ministro che firmò persino un’ordinanza per trasformare un orfanotrofio in un ospedale psichiatrico in modo da ottenere maggiori fondi. Secondo le indagini svolte anni dopo, il governo provinciale risparmiò 37milioni di dollari con questa strategia applicata più di una volta, cosa che spingerebbe quindi a credere che sia stata fatta deliberatamente per questioni puramente economico-fiscali a scapito dei pazienti e degli orfani.

Con la morte di Duplessis all’inizio degli anni ’60, una commissione scoprì che almeno un terzo dei 22mila pazienti classificati come malati di mente era invece sana; inoltre nel 1962 uscì l’ormai famoso “rapporto Bedard” che fece luce sulle carenze del sistema psichiatrico istituzionale canadese, fornì alcune raccomandazioni per migliorare le strutture e per qualificare al meglio i pazienti, spingendo così alla riduzione degli internati. Ecco che quindi non sorprende che molti dei cosiddetti orfani di Duplessis siano stati lasciati liberi una volta raggiunta la maggiore età. Ma di certo per loro non finì tutto a tarallucci e vino, o qualunque cosa mangino in Québec.

Quei bambini e ragazzini, come hanno personalmente testimoniato più tardi, sono stati vittima di ogni tipo di abuso e violenza fisica, sessuale e psicologica. Vengono riportati anche illeciti esperimenti umani, cosa che ha spinto alcuni dei superstiti a chiedere l’esumazione dei resti sepolti in modo da verificare e testimoniare una volta per tutte ciò che davvero succedeva nei manicomi del Québec. Si è appurato inoltre che quell’esperienza abbia traumatizzato profondamente i ragazzini lasciando evidenti segni anche in età adulta. Un’ulteriore ombra terribile sembra abbattersi su questa faccenda nella testimonianza di una vittima. Il signor Day, ex paziente, ha infatti affermato di riconoscere in uno dei medici, un certo Pere Joseph, la figura di Josef Mengele, “l’angelo della morte” dei campi di concentramento, il medico che fu l’emblema della sperimentazione umana sui reclusi ai tempi del nazismo.

Negli anni ’90, circa tremila superstiti portarono avanti un’aspra battaglia legale che vide alcuni colpi bassi e infine l’accettazione di un risarcimento di circa 25mila dollari a testa. La chiesa venne completamente tagliata fuori dalle accuse nonostante un report del 1999 condotto dai ricercatori Leo-Paul Lauzon e Martin Poirier dimostrò come la chiesa abbia lucrato sulla faccenda, guadagnando almeno 70 milioni di dollari. Inoltre, nel 2004, una delle ultime vittime disse a proposito della caduta delle accuse: “è importante per me che la chiesa e i preti riconoscano che furono responsabili per gli abusi sessuali e le aggressioni. Non spetta al governo stabilire quella pace, è un insulto ed è la più grande prova del fatto che il governo sia complice della chiesa”.

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