Fare lo scalpo non è una cosa da nativi americani (circa) | I Domandony
Se ora, su due piedi, vi chiedessi da dove arriva la pratica dello scalpo, probabilmente la risposta di molti di voi sarebbe questa: “dagli indiani d’America ovviamente!”. E se non fosse così?
Prendiamola da lontano. Già lo scrittore greco Erodoto ne parlava con riferimento agli sciti, popolo nomade proveniente probabilmente dall’Iran. Egli racconta infatti che i guerrieri sciti erano soliti decapitare i propri nemici così da portare la testa mozzata davanti al re in modo da potersi guadagnare la propria parte del bottino di guerra. Dopodiché veniva eseguito il taglio dello scalpo, cioè lo scollamento della cute dal cranio con tutti i capelli, e il risultato veniva appeso solitamente ai paramenti del cavallo in modo da esporre il proprio valore alla vista di tutti. In sostanza, lo scalpo fungeva da trofeo di guerra e così è stato un po’ lungo tutta la storia. Un altro esempio ci arriva dall’Inghilterra medievale del 1036 in cui Godwin del Wessex, conte del re di Danimarca, si divertiva a fare lo scalpo ai propri nemici passando alla storia come uno degli uomini più crudeli ad aver messo piede sul suolo inglese.
O ancora, l’abate tedesco Emmanuel-Henri-Dieudonné Domenech ci parla della pratica dei germani, il cosiddetto “decalvare”, e del “capillos et cutem detrahere” dei visigoti, entrambe tecniche in uso nell’alto medioevo. E non abbiamo mica finito, prima di arrivare ai nativi americani non possiamo non ricordare le amazzoni del Dahomey, un corpo tutto al femminile dell’esercito che operava in quella che oggi si chiama Repubblica del Benin (Africa). Queste guerriere, probabilmente lungo vari scontri in più decenni, si beavano di aver eseguito oltre 700 scalpi. Anche in questo caso gli scalpi erano un simbolo di potere, un trofeo ottenuto con la vittoria sul nemico.
Per quanto riguarda l’America sicuramente i maggiori esponenti della pratica dello scalpo erano i nativi americani. Usavano oggetti più o meno taglienti di ogni genere costruiti in selce, canne, conchiglie d’ostrica, ossidiana e così via. Con l’arrivo del metallo grazie agli europei la tecnica venne affinata (e affilata), ma contrariamente a quello che alcuni libri o film ci hanno trasmesso, non esisteva un coltello specifico per lo scalpo poiché per i nativi avrebbe avuto poco senso avere un ottimo strumento se poi non potevano usarlo per tutto quello che dovevano fare. A differenza di altre popolazioni, gli scontri tra tribù era del tipo “total war”, cioè la guerra arrivava direttamente a casa del nemico, con azioni che oggi ci potrebbero sembrare assolutamente crudeli e gratuite. Infatti, per i nativi era onorevole attaccare bambini, donne e anziani direttamente in casa loro, agendo di nascosto. Lo scalpo così ottenuto aveva lo stesso valore di uno scalpo conquistato in battaglia poiché ci voleva parecchio coraggio per infiltrarsi in una comunità nemica e uscirne vivo con il bottino.
Ci sono tracce molto antiche di questa usanza fra i nativi. Ad esempio, risalirebbe al 1325 circa il massacro di Crow Creek che determinò la morte di almeno 500 persone i cui corpi, nel 90% dei casi, presentano tracce della pratica dello scalpo. E se i nativi non erano santi, nemmeno i colonialisti furono da meno. Il Connecticut e il Massachusetts offrivano taglie e ricompense a chi portava le teste o gli scalpi degli indiani considerati nemici delle colonie. E questo trattamento venne portato avanti dagli anni ‘30 del 1600 fino al ‘700 inoltrato. Persino durante la rivoluzione americana, un ufficiale britannico si serviva di alcuni nativi per fare lo scalpo ai nemici americani guadagnandosi quindi il “diritto” di essere trattato come criminale di guerra e non solo prigioniero una volta catturato. E ancora, abbiamo esempi di scalpo anche in Messico, sempre in riferimento a taglie messe sulle teste dei nativi. Oppure, durante le guerre contro gli indiani, nel 1851 l’esercito degli Stati Uniti, aiutato da volontari locali, fece lo scalpo a centinaia di uomini, donne e bambini nativi.
E quindi che possiamo dire per concludere? Fare lo scalpo non chiudeva le questioni e spesso la riconquista dello scalpo dei propri compagni scatenava nuove guerre e scontri fra tribù; i capelli in tutto ciò avevano un ruolo chiave e tenerli lunghi era un modo per invitare il nemico a farsi sotto poiché i capelli permettevano di staccare la cute tagliata più facilmente. Tenerli corti o raparsi a zero era invece un simbolo di vigliaccheria. Per rispondere alla domanda iniziale, possiamo quindi confermare che non sia stata una pratica tipica soltanto degli indigeni americani ma si tratterebbe probabilmente di un’usanza vecchia come il mondo e si potrebbe ipotizzare che sia strettamente collegata a quel tipo di decapitazione fatta per pura ostentazione della forza soverchiante di un gruppo su un altro. In riferimento a ciò potremmo quindi dire che lo scalpo è “soltanto” una versione portatile.
Fare lo scalpo non è una cosa da nativi americani (circa) | I Domandony
Reviewed by Antonio Emmanuello
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21:12:00
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