30 maggio 1626, Pechino: l'esplosione di Wanggongchang che mise in crisi l'impero cinese | I Domandony
Avete presente quello che è successo pochi giorni fa in Libano? Un’esplosione di circa 2 kilotoni* che ha causato centinaia* di morti e migliaia* di feriti, senza contare i danni materiali (* al momento stanno girando molti numeri anche contrastanti, quindi prendiamoli per buoni). Ecco, un bel casino. Ora immaginatevi un’esplosione fino a dieci volte più potente. In Cina. Nel 1626.
Oggi parliamo dell’incredibile esplosione di Wanggongchang.
Ci troviamo a Pechino, è il 30 maggio 1626. Sul trono c’è ancora la dinastia Ming e in giro per la città già sovraffollata ci sono ben sei centri di stoccaggio di polvere da sparo. Una di queste armerie, quella di Wanggongchang, si trova a circa tre chilometri a sudovest dalla città proibita. Nel sistema temporale cinese sono le si shi, cioè fra le 9 e le 11 del mattino. Sulla gazzetta statale “Avvisi ufficiali su calamità divine” (un nome alquanto altisonante) viene riportato che il cielo era sgombro ma all’improvviso si sentì un rombo esagerato provenire da nord-est, poi arrivò un’enorme nuvola di polvere, le case tremarono; una luce abbagliante oscurò il cielo e tutto nell’arco di due km venne completamente raso al suolo. Le strade erano irriconoscibili, coperte di macerie e cadaveri. L’esplosione fu tale che un leone di pietra di tre tonnellate venne sparato oltre le mura della città. Il frastuono venne udito ad oltre 150 km di distanza. L’armeria era sprofondata nel terreno per circa 6 metri.
I danni furono enormi: 20mila vittime e, secondo i resoconti, parti umane e animali piovvero per ore dal cielo. La dinastia Ming, già in caduta libera da tempo, venne accusata di essere la causa di quella sciagura, l’esplosione non era altro che un avvertimento divino dell’incompetenza del governo. Eppure, anche l’imperatore Tianqi aveva perso il proprio bambino di sette mesi, unico erede al trono, e l’anno seguente lo raggiunse. Diciotto anni più tardi, a causa di eventi scatenati proprio dall’esplosione, la dinastia Ming si estinse.
Ma cosa causò l’esplosione?
Per prima cosa dobbiamo capirne l’entità: venne liberata una forza che spazia tra i 10 e i 20 kilotoni, molto simile all’atomica sganciata su Hiroshima, una delle esplosioni non nucleari più potenti della storia umana. Abbiamo detto che tutto è partito dall’armeria di Wanggongchang, ma forse è solo una parte della spiegazione. L’ipotesi principale è che si sia trattato di un enorme errore nella gestione del materiale esplosivo che veniva stoccato in maniera grossolana; qualora volessimo escludere l’incompetenza, qualcuno ha proposto il sabotaggio da parte delle spie della dinastia Later Jin (dominante in Manciuria). Il problema di queste due versioni è però il fuoco: non sembrano esserci state bruciature, tracce di ustioni o di fiammate in generale. Più di un racconto dei contemporanei ha fatto notare come i vestiti delle vittime, anche vicine all’epicentro, fossero laceri, ma non bruciati.
Si potrebbe ipotizzare allora l’intervento di un bolide, un meteorite esploso a mezz’aria proprio sopra l’armeria con la conseguenza di innescare l’esplosione della polvere da sparo. Il meteorite spiegherebbe alcune parti dei racconti come il fumo a forma di fungo lingzhi (un fungo tipicamente orientale) che ha una silhouette diversa dai funghi ad ombrello a cui siamo abituati e che potrebbe spiegarsi con un’esplosione ad alta quota e non a terra. Inoltre, darebbe senso alle nuvole colorate che apparvero subito dopo l’esplosione, come anche ai rombi che si sentirono poco prima del fattaccio. Anche stavolta ci troviamo di fronte ad una piccola stranezza, poiché mancherebbe l’eventuale cratere ma a quanto pare si sono verificati altri casi registrati di bolidi esplosi in aria senza lasciare tracce a terra.
E ancora, c’è l’opzione del terremoto ma il tipo di danni non sembra supportare questa ipotesi; idem per l’ipotesi del tornado che non spiegherebbe buona parte degli eventi.
L’esplosione di Wanggongchang è ancora oggi considerata un evento cruciale per la storia cinese: per risollevarsi completamente ci vollero secoli e le casse imperiali soffrirono le dure perdite per anni.
30 maggio 1626, Pechino: l'esplosione di Wanggongchang che mise in crisi l'impero cinese | I Domandony
Reviewed by Antonio Emmanuello
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14:09:00
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