Domesday Book: uno spaccato dell'Inghilterra di Guglielmo il Conquistatore | I Domandony
Una questione che purtroppo sfugge nello studio della Storia a livello puramente scolastico è la comprensione di come vivesse la gente comune nel passato: molto di quello che una persona qualunque può pensare della vita dei nostri antenati è probabilmente più uno stereotipo che un dato di fatto. Fortunatamente, da inizio ‘900 storici come Marc Bloch hanno iniziato ad interessarsi anche dei piccoli eventi e della vita quotidiana e l’hanno fatto attraverso fonti “collaterali”, testi che parlavano di ciò in maniera indiretta: si pensi ad esempio alle trascrizioni dei processi dell’Inquisizione, il primo tribunale ad introdurre una simile pratica e quindi a dare letteralmente voce a chiunque, tramandando dunque non solo le abitudini ma spesso anche il modo con cui si esprimevano le persone che non sapevano leggere e scrivere, cioè proprio quelle che non hanno lasciato traccia. Volendo però possiamo persino andare più indietro per cercare un’altra grande fonte che ha immortalato l’Inghilterra di Guglielmo il Conquistatore in una maniera senza precedenti: il Domesday Book, il libro dell’apocalisse.
Nonostante il nome altisonante, il librone voluto da Guglielmo non era affatto premonitore della fine dei tempi. Il suo nome originale era in realtà “Book of Winchester” poiché faceva parte del tesoro reale del trono normanno, che ai tempi aveva la capitale proprio in quella città. Il nome pomposo gli venne dato soltanto più tardi poiché si riteneva che una tale opera desse a chiunque lo leggesse lo stesso potere che Dio ha di scrutare gli animi umani e capirne le intenzioni: una conoscenza totale e innegabile.
A questo punto, qualcuno che sta leggendo senza sapere di che si tratti giustamente starà pensando in pieno stile pozzettiano: “eh la Madonna, che sarà mai questo libro?”. Non si tratta di nient’altro che di un’enorme raccolta di dati, una specie di censimento riguardante non solo il numero di cittadini nel regno d’Inghilterra, ma anche il numero di animali posseduti, alcuni tipi di attività, la produzione e la lavorazione di materie prime e così via.
Ma ora facciamo un passo indietro.
Guglielmo il Conquistatore regnò sull’Inghilterra per circa 20 anni (1066-1086). Il territorio d’oltremanica ai tempi non dobbiamo immaginarlo come un posto estremamente florido come sarà nei secoli successivi, ma era più che altro composto da contadini e allevatori, con un commercio cospicuo ma non ai livelli di altri paesi come l’Italia. Verso la fine del proprio regno, Guglielmo decise finalmente di conoscere in profondità il suo territorio e per questo commissionò un vasto e puntiglioso studio. La pratica del censimento non è una novità del 1086, anno di completamento del manoscritto, ma risale almeno ai sumeri che nel quarto millennio a.C. già compivano indagini sulla propria popolazione. I romani ne fecero un discreto uso ma in maniera poco precisa per gli storici di oggi poiché tenevano conto solo dei cittadini romani, quindi gli uomini (maschi) con dei diritti, mentre le donne, i bambini, gli schiavi e i liberti erano completamente omessi dal conteggio e questo ovviamente comporta una visione distorta e parziale di quella realtà.
Ad ogni modo, lo scopo di queste ispezioni non era semplicemente quello di contare per l’amore di conoscenza, ma serviva a calcolare le tasse in base ai possedimenti e a capire se in caso di guerra ci sarebbero state abbastanza gambe per marciare e braccia per lavorare la terra per garantire il sostentamento delle truppe. E di certo il Libro del giudizio non si allontana poi molto da questa funzione.
Il librone si compone di due blocchi principali: il Little Domesday (in cui sono raccolti i dati per le città dell’Essex, del Norfolk e del Suffolk) e il Great Domesday (che si occupa del resto dell’Inghilterra e in parte del Galles). Rimangono fuori alcuni territori e città grosse come Londra o Winchester, probabilmente a causa della loro complessità. In totale il Libro tiene conto di ben 13.418 luoghi diversi. Fun fact: paradossalmente il Little Domesday è la parte più lunga delle due.
Per quanto riguarda i tempi, il censimento venne eseguito dai legati reali nel 1085 per poi essere reso pubblico l’anno seguente. La stesura non è lineare e in alcuni casi vengono riportati dati che in altre parti mancano; il blocco “Little”, poi, sembra essere stato scritto da sei mani diverse, mentre la “Great” da una sola.
Detto tutto questo, è lapalissiana l’importanza di una simile opera per capire un territorio che da poco aveva subito un grande sconvolgimento epocale (la conquista norrena) e una tale indagine, alla fin dei conti, non è stata altro che un modo per mantenere il controllo su un regno ottenuto con la forza. Dopodiché, non dobbiamo neanche illuderci che sia un lavoro certosino come potrebbe essere un censimento moderno e infatti i ricercatori trovano costantemente incongruenze nei dati riguardanti per esempio la divisione dei terreni, ma ciò non toglie importanza ad un’immensa miniera di informazioni.
Domesday Book: uno spaccato dell'Inghilterra di Guglielmo il Conquistatore | I Domandony
Reviewed by Antonio Emmanuello
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21:12:00
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