Brú na Bóinne: le antichissime tombe irlandesi | I Domandony
Prima che arrivassero i romani, le isole che oggi conosciamo come Regno Unito e Irlanda erano già abitate da millenni da popolazioni preceltiche. Della loro cultura non abbiamo tantissime tracce, ma qualcosa c’è rimasto. Qualcosa di enorme e magnifico come la Dimora di Boyne.
Nell’Irlanda orientale scorre un fiume che si chiama Boyne e lì vicino, a 40 km da Dublino e a 5 da Slane, sorge una piccola collinetta che non ha nulla di naturale. In antico irlandese la zona veniva chiamata Bru na Boinne, la dimora di Boyne appunto, e oggi è più conosciuta con il nome di Newgrange, dall’attrazione principale. Secondo gli studi archeologici, la zona è stata abitata fin dal quarto millennio a.C., cioè fin dal periodo che oggi conosciamo come età della pietra (aka neolitico); lì era stanziata una popolazione contadina che ad un certo punto, più tardi, venne fortemente influenzata dalla cultura del vaso campaniforme, cioè una cultura risalente alla tarda età del rame che trae il suo nome dalla lavorazione della ceramica in vasi dal tipico aspetto di campane; era una cultura di stampo indoeuropeo presente in buona parte dell’Europa e del Medioriente.
Come abbiamo detto poc'anzi, la struttura più interessante del sito è quella chiamata Newgrange, cioè una tomba a corridoio risalente al 3200 a.C. Dette anche tombe a galleria, si tratta di sepolcri molto grezzi ma strutturati composti da una sequenza di megaliti (grosse pietre) verticali su cui venivano poggiati delle piattebande (lastroni orizzontali) che fungevano da tetto; il tutto formava un corridoio al cui interno venivano disposti i corpi dei defunti, solitamente i più importanti nella società. Se spesso questo tipo di strutture rimanevano a cielo aperto, altre volte venivano ricoperte fino a formare delle collinette diventando dunque tombe a tumulo ed è questo il caso proprio di Newgrange.
Questo nome arriva dall’inglese medievale new (nuovo) e grange (fattoria), poiché nel dodicesimo secolo d.C. la zona venne acquistata dai monaci cistercensi che la usarono per la coltivazione e l’allevamento. Il tumulo in questione è largo 80 metri, circondato da un candido muro in pietra che a sua volta viene cinto da 97 pietroni più scuri; di queste, quella che spicca su tutte è sicuramente quella posta davanti all’ingresso che presenta delle incisioni a losanga e a spirale che ricordano le stesse che nel medesimo periodo venivano scolpite sull’Isola di Man, a Malta e a Castelluccio di Noto (Sicilia); si tratterebbe di tre spirali che si intersecano e oggi le abbiamo ancora ben presenti in simboli come la trinacria siciliana.
Se facessimo una radiografia alla collinetta, al suo interno troveremmo una struttura cruciforme con un corridoio lungo 19 metri che termina con i tre bracci della croce al cui centro si trova una volta a tholos formata da lastroni alti 6 metri. La particolarità che lascia piuttosto sbigottiti è poi che quella zona, adibita alla conservazione dei defunti, è tutt’oggi, a circa 5mila anni di distanza, impermeabile all’acqua. Altra peculiarità che farebbe urlare “ALIENI!” anche al più razionale di noi, è la nicchia ricavata sull’ingresso; questa lascerebbe entrare la luce del Sole soltanto durante il solstizio d’inverno, simbolo questo dell’inizio di un nuovo anno e del risveglio della natura portatrice di una nuova vita per i morti.
Ma Newgrange è solo una parte, benché la principale, di quell’antico insediamento. Lungo i millenni tante altre costruzioni vennero costruite. Possiamo trovare il Pit Circle in cui venivano cremati gli animali o lo Stone Circle risalente al 2000 a.C. e utilizzato per lo studio del cielo notturno. O ancora, il tumulo di Knowth che con i suoi 95 metri di diametro risulta essere ancora più grande di Newgrange; lì si possono trovare particolarissimi graffiti astratti e geometrici. Esiste poi un altro tumulo antichissimo, risalente a 5mila anni fa, conosciuto col nome di Dowth; è largo 85metri e presenta due camere funerarie i cui ingressi sono rivolti ad ovest; presenta anche una cantina in cui probabilmente venivano conservati cibo e merci di varia natura.
Il sito cominciò ad attirare le attenzioni degli studiosi fin dal diciassettesimo secolo, e l’interesse dei pionieri dell’archeologia arrivò soltanto a metà ‘800. Ma solo un secolo più tardi, dal 1962, iniziarono i veri e propri scavi archeologici che hanno riportato le strutture al loro antico splendore.
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Reviewed by Antonio Emmanuello
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10:56:00
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