Maat: principi e moralità nella società dell'antico Egitto | I Domandony

Maat è la figura a sinistra

Prima dei dieci comandamenti ebraici e dei trattati filosofici greci, nell’antico Egitto l’ordine e la moralità erano garantiti dal un principio che si faceva dea: Maat.
Breve storia che ci ha insegnato lo storico Harari nel suo “Da animali a dei”: le religioni si sono evolute attraverso la personificazione di fenomeni naturali che non riuscivamo a capire. Queste erano le cosiddette religioni animiste e hanno fatto parte della nostra cultura millenni e millenni fa, ancora prima che nascesse quella scrittura che ci avrebbe potuto lasciare delle tracce consistenti. Evolvendosi, il pensiero ha reso sempre più astratti questi concetti e ha ridotto sempre di più il numero delle entità coinvolte. Si è passati quindi da tantissime divinità per ogni cosa o fenomeno esistente (un albero era una creatura mistica di per sé; un altro albero era un’altra entità altrettanto venerabile) a sempre meno soggetti degni di questo potere, fino a ridursi ad un singolo principio nelle religioni monoteiste. Volendo, si potrebbe speculare che oggi abbiamo ridotto ulteriormente diventando progressivamente una società sempre più laica. Ma non è questo il momento e il luogo per farlo.
Nel mezzo comunque ci sono stati centinaia di culti diversi che hanno impersonato veri e propri concetti, come appunto Maat (o Ma’at), divinità egizia la cui comparsa storiografica risale alla metà dell’antico regno, un periodo piuttosto vasto che va dal 2700 a.C. al 2190 a.C.. Era raffigurata come una donna di bell’aspetto con ali attaccate alle braccia e una piuma sulla testa; oggetto, quest’ultimo, che serviva come contrappeso durante la psicostasia, cioè la pesatura del cuore simbolo dell’anima: se infatti il cuore di un defunto ricevuto al cospetto di Anubi avesse avuto un peso uguale o minore della piuma di struzzo di Maat, allora egli avrebbe potuto raggiungere l’Aaru, una sorta di paradiso secondo gli egizi. Questo ci fa quindi capire l’importanza della dea all’interno della società dato che era persino in grado di decretare, seppur passivamente, come gli uomini avrebbero passato l’eternità.
Il riferimento ai dieci comandamenti fatto in apertura non è casuale poiché come le tavole di Mosè, anche i principi di Maat non sono altro che regole morali da seguire per il buon funzionamento della società. Maat infatti personifica i principi di giustizia, verità, ordine, equilibrio, legge e moralità che ognuno dovrebbe seguire. Ella è sia una figura ideologica, come espressione di concetti, sia tangibile, come garante e giudice del comportamento umano. Si credeva infatti che la violazione dei dettami della dea comportassero gravi conseguenze: una persona blasfema poteva perdere la vista o un faraone ingiusto poteva causare una carestia per l’Egitto. Proprio quest’ultimo era poi rappresentante di Maat e in un certo senso era egli stesso il luogo fisico in cui rendere grazia alla dea dato che di templi a lei dedicati non ce ne sono; ecco che quindi, ovunque fosse, il faraone doveva garantire la presenza di Maat, cioè la legge e la giustizia. Non a caso la dea era attorniata da 42 giudici cioè divinità minori che avevano il nome delle province della nazione, simbolo di unità fra tutte le regioni del regno. e sempre 42 sono i principi della  sua legge.
Per concludere, Maat venne creata all’inizio dei tempi da Ra per mettere fine al dominio di Isfet, regina del caos che dominava la realtà prima che l’ordine di Maat dominasse il creato. Lo stesso Ra, padre di tutte le cose, rispondeva infatti ai valori di sua figlia e pertanto l’intera società egiziana doveva farlo. Ancora una volta, col senno di poi, è chiaro capire come il bisogno di regole spinga a creare storie per giustificare delle scelte puramente pratiche e logiche, ma che difficilmente sarebbero comprensibili e interiorizzabili senza una narrazione che ci convinca della loro bontà.

Maat: principi e moralità nella società dell'antico Egitto | I Domandony Maat: principi e moralità nella società dell'antico Egitto | I Domandony Reviewed by Antonio Emmanuello on 14:30:00 Rating: 5

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