Dodicesimo secolo: il rinascimento prima del Rinascimento | I Domandony
di principi matematici, fisici e architettonici del passato.
Siamo soliti sentir parlare di
rinascimento in riferimento al periodo che va dal 14esimo al 16esimo secolo,
vissuto in Europa come momento di passaggio tra età medievale ed epoca moderna.
Nonostante quello sia stato il momento in cui fiorirono le arti o in cui nacque
il concetto stesso di scienza, nulla sarebbe stato possibile senza un altro
rinascimento: quello del dodicesimo secolo.
Negli anni 100 del secondo
millennio cominciarono a ricomparire forme d’arte e di sapere rimaste a riposo
per secoli, almeno in occidente. Propedeutica fu l’azione araba che già da
secoli lavorava a concetti filosofici e scientifici in maniera decisamente più
progredita dell’occidente; dai numeri fino all’astronomia, gli arabi avevano
colmato il gap formatosi tra l’antica Grecia e il crollo dell’Impero Romano. Infatti,
gli islamici avevano basato buona parte della propria sapienza sugli antichi
testi ellenici, come l’Almagesto di Claudio Tolomeo, cioè uno dei trattati antichi
più importanti sull’astronomia. Un testo, sostanzialmente, rimasto il fulcro
della cultura astronomica per oltre mille anni, nonostante fosse pieno di
errori, o imprecisioni, che solo la rivoluzione scientifica saprà scalfire con
tante difficoltà qualche secolo più tardi. Giusto per fare un esempio: Tolomeo
nella sua opera sostiene che la Terra sia al centro del sistema solare o,
ancora, l’autore prende in considerazione soltanto cinque pianeti. Tutto ha
ovviamente il suo senso se ci ricordiamo che venne redatto nel 150 d. C.
Ad ogni modo, l’Almagesto venne
importato in Europa attraverso le traduzioni arabe eseguite intorno al nono
secolo su commissione del califfo al-Maʾmūn. Ci vollero però altri tre
secoli per vedere lo stesso lavoro in occidente; dapprima ci fu una versione
tradotta direttamente dal greco, che però non sortì un gran successo; una
quindicina di anni più tardi, 1175, il traduttore Gherardo da Cremona si
impegnò invece a tradurre dalla versione araba, riscuotendo un considerevole riscontro
(nonostante ci fossero vari errori di traduzione). E a proposito di traduzioni,
ancora una volta gli arabi qui ebbero una certa rilevanza: fu grazie alla loro
conquista della città spagnola di Toledo nel 1085 che venne istituita la
prestigiosa Scuola di traduttori di Toledo in cui, tra gli altri, Gherardo vi
si era recato per sfuggire alla noia della cultura italiana impantanatasi sempre
sugli stessi testi. Nella Scuola di Toledo infatti si traducevano i grandi
pensatori greci e latini, ma anche arabi come Al-Ghazali o l’illustre Avicenna,
l’equivalente di un Aristotele persiano, famoso per le sue opere sulla
medicina, sulla matematica e sulla logica.
In sintesi, l’opera di trasporto
da altre lingue verso il latino o addirittura i volgari che stavano emergendo in
giro per tutta Europa, permise agli studiosi di raggiungere fonti fino ad
allora impensabili, cosa che ovviamente comportò la formazione di nuove idee e
correnti di pensiero. Pensatori come Ippocrate, Euclide, o il già citato Aristotele
erano andati persi quasi completamente, e in generale mancava tutta quella
enorme fetta di cultura proveniente dal Medioriente per via di una lingua pressoché
sconosciuta.
Ma non solo la cultura laica
divenne rilevante, ma la stessa religiosità vide una rinascita, riconquistando
uno smalto che aveva perso da tempo. Sempre più studiosi cominciarono ad
interessarsi allo studio teologico, tanto che quel modello di insegnamento che
si basava sulle scuole cattedrali, cioè appunto istituti scolastici gestiti da
monaci e religiosi, si trasformò in aggregati ben più grandi e importanti:
nacquero così le prime università , precedute da casi isolati come quella di Bologna
fondata già nel 1088. In pratica i monaci-maestri, visto il crescente interesse
nei loro insegnamenti, pensarono bene di riunirsi in organizzazioni più grandi
dei classici monasteri medievali in modo da poter offrire un’istruzione sistematica
e organizzata. Solitamente queste realtà giravano intorno a quattro principi o
facoltà : quella delle arti (filosofia, lettere, dialettica, retorica, geometria
e astronomia; questo era il gradino più basso ma fondamentale per poter
accedere alle altre tre facoltà ), della medicina, del diritto e della teologia.
Detto tutto questo, il vero
fulcro del discorso va ricercato forse al di là della cultura fine a sé stessa.
Questo rinascimento fu reso possibile dal rafforzamento delle grandi monarchie
europee, soprattutto quella dei carolingi in Francia che fece in modo di
accentrare il potere e le risorse così da poter investire in maniera mirata
nell’istruzione pubblica, nonché nella fioritura di nuovi centri religiosi che
erano la base di buona parte della cultura di quei secoli. Da non tralasciare è
poi il peso degli scambi commerciali che permisero di mettere in contatto
regioni diverse del mondo, come anche le crociate che tra battaglie e conquiste
millimetriche della terra santa, fecero da cornice ad uno scambio economico e
culturale tra due popoli che avevano vissuto a lungo delle vite separate. E non
si pensi che sia stata solo l’effimera cultura a giovarne: non per nulla nacque
proprio in quel momento la forma moderna del diritto che utilizziamo ancora
oggi, proprio dalla riscoperta di testi romani come il Digesto, un compendio di
50 libri di stampo giurisprudenziale.
E quindi, per concludere, ancora una
volta ci troviamo a ribadire sempre la stessa banalità : la cultura si crea
dall’incontro e non dalla chiusura.
Dodicesimo secolo: il rinascimento prima del Rinascimento | I Domandony
Reviewed by Antonio Emmanuello
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11:40:00
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