Spermatozoi, ovuli e mitologia: come funziona veramente la riproduzione | I Domandony

Bella la storia del cavolo o quella più romantica della cicogna, ma nel concreto come si riconoscono gli spermatozoi e le cellule uovo? Ovviamente grazie alla mitologia.
Sono ormai 15 anni che gli addetti ai lavori conoscono una delle parti che entra in gioco durante la fertilizzazione; il suo nome è Izumo-1 e si tratta di una proteina che si trova sulla parte esterna della testa di uno spermatozoo. Pur non capendo come, i ricercatori avevano notato come questa proteina fosse la chiave per una serratura che non si trovava. Nove anni più tardi però hanno finalmente avuto una rivelazione: usando Izumo come esca, hanno cercato di stimolare la membra degli ovociti in alcune topoline, riuscendo a trovarne una appartenente alla famiglia dei ricettori del folato; il folato, o acido folico o più comunemente vitamina B9, è una sostanza dalle molteplici attività, tra le quali la crescita di tessuti materni durante la gravidanza, la sintesi di amminoacidi, la formazione del sangue, etc etc. Il folato importante in questo caso è il Folr4 che per gli amici ha preso il nome di Juno e si è dimostrato la serratura perfetta per Izumo. Per essere sicuri che quest’ultimo interagisse davvero con Juno, i ricercatori hanno provato a bloccare quest’ultima con un anticorpo con un risultato incontrovertibile: Izumo non riusciva più a aderire alla cellula uovo. Non contenti, i ricercatori hanno cercato di capire quanto fosse importante questo folato rivelando un aspetto fondamentale nell'accoppiamento femminile: se nel maschio la mancanza del Folr4, eliminato tramite modificazione genetica, non comporta infertilità, nei soggetti femminili invece genera sterilità.
Andando avanti con la ricerca si è anche notato che Juno ha un’altra funzione: fermare la polispermia. Se infatti non entrasse in gioco, altri spermatozoi potrebbero provare e riuscire ad entrare nell’ovulo ormai fecondato (zigote), ma Juno li frega prima che possano farlo. In pratica Folr4 sparisce dalla zona pellucida (la parte esterna dell’ovocita) e si raccoglie in vescicole extra-cellulari che fanno da esche e attirano gli spermatozoi mandandoli a vuoto e quindi neutralizzandoli.
Ora però sorge una domanda: come fa uno spermatozoo ad arrivare fino all’uovo? Ormai più di venti anni fa il professor Marc Parmentier dell’Università di Bruselles ha scoperto una straordinaria caratteristica degli spermatozoi: hanno il naso. Circa eh, non è che hanno proprio le narici, ma al loro interno sono presenti dei ricettori olfattivi identici a quelli che ci sono nella nostra proboscide. È quindi molto probabile che gli spermatozoi sfruttino queste cellule per individuare l’odore dell’uovo femminile; questa prima scoperta degli anni ’90 è poi stata supportata nel 2018 da un’altra ricerca tutta italiana che ha confermato la centralità dei ricettori nel processo di inseminazione.
Se non avete perso il filo del discorso, vi sarete accorti che inizialmente avevo detto che il tutto accadeva grazie alla mitologia, e non ho mentito: Izumo è il nome di una divinità scintoista dedicata al matrimonio, mentre Juno è il nome inglese di Giunone, dea romana della fertilità. Quindi, benchè la spiegazione tecnica di come funzioni la vita faccia perdere un po’ di romanticismo all’esistenza stessa, le storie ci salvano ancora una volta.

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