Il Mos Teutonicus e la speranza nella resurrezione | I Domandony
Se per caso oggi vi dovesse
capitare di morire in terra straniera, non ci sarebbero grandi problemi dato
che lo stato o la famiglia potrebbero organizzare un rimpatrio della salma. Ma
in passato come si faceva?
Nel medioevo non di rado nobili e
soldati comuni andavano in terra santa a combattere la propria guerra contro
gli infedeli musulmani. Altrettanto di frequente, questi uomini d’armi morivano
e, ieri come oggi, le famiglie non volevano che il corpo rimanesse lontano
dalla propria terra. A differenza del 2020 però, i trasporti erano lunghi,
dispendiosi e faticosi. Portare indietro tutte quelle salme sarebbe stato
quindi un problema a cui bisogna aggiungere anche la questione igienica: andateci
voi in giro con un cadavere marcescente per tutta l’Europa. E allora che si
faceva?
Ovviamente quanto stiamo per dire
si applica principalmente ai nobili e ai ricchi signori che potevano
permetterselo. A partire almeno dalla seconda crociata, i signori tedeschi
cominciarono ad utilizzare una particolare pratica che oggi conosciamo con il
nome di Mos Teutonicus, titolo assegnatogli dal cronista fiorentino Boncompagno
da Signa, illustre professore universitario, scrittore e filosofo vissuto nel
12esimo secolo. Egli fu il primo a collegare questo procedimento ai tedeschi
poiché questi ultimi erano particolarmente attenti alla conservazione del
corpo. In sostanza, il Mos Teutonicus, che altro non significa che “usanza dei
germani”, consisteva nello smembramento del corpo e quindi nella bollitura in
acqua o vino che permetteva una facile rimozione delle ossa. Una volta ottenuto
uno scheletro pulito e privo di residui, si potevano seppellire le interiora e
il resto della parte molle del corpo sul luogo del decesso, mentre il resto
veniva conservato e portato a casa con maggiore facilità . Talvolta, la parte
carnosa poteva essere conservata sotto sale così da seppellire anche quella
insieme alle ossa una volta tornati a casa. A tal proposito bisogna tenere
conto che i tessuti, soprattutto le interiora, erano visti con minor riguardo
rispetto allo scheletro ed ecco perché all’occorrenza ci si poteva rinunciare.
In alternativa un’altra pratica comune era l’imbalsamazione.
A livello sociale, lo scopo non
era solo quello di allontanare il rischio di epidemie dovute ai cadaveri in
decomposizione, ma anche quello di evitare l’immagine stessa della
decomposizione vista come particolarmente inquietante. Questo motivo si
ricollega alla forte religiosità dei tempi che sperava in una rinascita del
corpo dopo il giudizio universale. Per questo stesso motivo dato che credeva
fortemente nella resurrezione dei morti, papa Bonifacio VIII, nonostante la
chiesa cattolica l’avesse tollerato con rispetto, nel 1300 proibì il Mos
Teutonicus. Come effetto collaterale, la bolla papale venne letta come divieto generale
alla dissezione umana, cosa che per lungo tempo frenò la ricerca medica di
molti anatomisti che non volevano incorrere in sanzioni o persecuzioni da parte
del clero.
Il Mos Teutonicus e la speranza nella resurrezione | I Domandony
Reviewed by Antonio Emmanuello
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16:39:00
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