Archeologia sperimentale: il sogno erotico degli storici | I Domandony
Lo Château de Guédelon in Francia, in costruzione solo con tecniche medievali
Ogni tanto le raccomandazioni di YouTube
o di Facebook suggeriscono dei video particolari in cui due ragazzini, sono l’esempio
più famoso, si mettono a costruire di tutto con tecniche primitive. Quello che
a primo impatto sembrerebbe solo uno strano nuovo modo di fare intrattenimento,
nasconde in realtà un concetto più profondo che forse quegli stessi ragazzi ignorano:
l’archeologia sperimentale.
Il sogno erotico di ogni storico
e archeologo è probabilmente capire esattamente come funzionava la vita nel
passato; man mano che andiamo a ritroso, diventa sempre più difficile, se non
anche impossibile, comprendere come si potesse vivere in assenza di ogni
confort e strumento che oggi ci facilita la vita. Non parliamo del cuscino
ergonomico o del rasoio con 15 lame, ma di ogni genere di attrezzo utile ad
agevolare i lavori manuali. Mi riferisco quindi alle zappe, ai martelli, agli
aratri, alle pietre focaie e così via. Lo storico può oggi solo ipotizzare come
i ritrovamenti che ci sono pervenuti venissero utilizzati, ma di certo non può
averne la certezza; se quindi da una parte non possiamo immaginare quali fossero,
ad esempio, i movimenti fatti dai nostri avi con quegli strumenti, quali
passaggi venissero ripetuti durante una lavorazione, che utensili venissero
adoperati, dall’altra è difficile ipotizzare di quanti strumenti gli uomini del
passato fossero a disposizione. Mi spiego meglio: oggi sappiamo con sicurezza
che esisteva, per esempio, la zappa poiché abbiamo ritrovato vari reperti che
sembrano combaciare col concetto di zappa; nulla però toglie che esistessero
altri attrezzi che non hanno superato la prova del tempo e quindi, non
lasciando tracce di sé, la nostra comprensione della vita passata rimane sempre
piuttosto fumosa e parziale.
Per questo motivo esiste l’archeologia
sperimentale che da un lato ha lo scopo di mettere alla prova gli attrezzi del
passato e dall’altro serve ad evidenziare cosa potrebbe mancare, quali
strumenti potrebbero essere esistiti in base a ciò che sappiamo di una data
epoca. In sostanza, l’archeologia sperimentale si propone di imitare
fisicamente il passato attraverso l’utilizzo degli oggetti che il passato ci ha
tramandato. Grazie a questi oggetti gli storici hanno modo di capire il loro
funzionamento e fin dove ci si poteva spingere. Parliamo di oggetti quotidiani,
come dei coltelli o delle lame affilate scolpite nella pietra focaia e messe
alla prova dai macellai moderni (risultato: si ottenevano coltelli piuttosto
affilati e quindi utili allo scopo), fino ad arrivare a vere e proprie opere
monumentali: dalla ricostruzione di navi per capire meglio come funzionava la
navigazione, fino alla realizzazione di castelli con solo tecniche e strumenti di
una data epoca, di fattorie e campi agricoli mantenuti solo con tecnologia dell’età
del ferro e così via.
L’archeologia sperimentale è
quindi una branca dell’archeologia che mira a riprodurre il passato per
studiarne meglio le caratteristiche, giungendo così a scoperte che sulla carta
sarebbero difficili da realizzare. Abbiamo ad esempio capito come si lavora al
meglio la pelle per farci della pergamena, o l’uso dell’argilla per farci
mattoni o vasellame, come si conciavano le pelli e persino dimostrato
scientificamente come sono arrivati i massi di Stonehenge fin lì (quella non è
infatti roccia autoctona). L’archeologia sperimentale offre inoltre un buon
mezzo di popolarizzazione della storia, un’attrattiva non trascurabile verso un
pubblico che sicuramente può rimanere a bocca aperta nel vedere come si viveva
3, 4 o 5 mila anni fa. Questo fattore offrirebbe inoltre la possibilità di una raccolta
di fondi per la realizzazione di tali opere che spesso sono onerose e quindi problematiche per gli
istituti di ricerca, per le Università o per gli enti che vogliono sperimentare
il passato da vicino. Altro problema di questa disciplina, infine, si ricollega
a quanto detto poc’anzi: l’incompletezza di alcuni manufatti o la mancanza di
oggetti che potevano essere fondamentali, lascia sempre aperta la possibilità
che ci manchi un pezzo del puzzle che potrebbe essere importante.
Come sempre
però si tratta di ricerca e quindi ci si deve un po’ sbattere la testa.
Archeologia sperimentale: il sogno erotico degli storici | I Domandony
Reviewed by Antonio Emmanuello
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16:59:00
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