World Masterpiece Theater: quando il Giappone raccontava la letteratura mondiale | I Domandony


Iniziamo la settimana come per decenni i giovani (e non solo) hanno iniziato le loro mattine: con i cartoni giapponesi. Nello specifico, troveremo risposta ad una domanda che non avete mai avuto il coraggio di porvi: perché i giapponesi continuavano a sfornare anime su personaggi occidentali?!

Sono ormai oltre 40anni che ogni mattina su un canale o su un altro va in onda almeno uno dei cartoni giapponesi che ha per soggetto una storia occidentale. Pensiamo ad Heidi o ad Anna dai capelli rossi: quante volte l’avete visto passare in tv? Il motivo per cui esistono questi cartoni è semplice: il World Masterpiece Theater (WMT). Il Teatro dei Capolavori del Mondo è stato un grande cappello sotto cui sono ricaduti vari anime a partire dal 1975 per iniziativa della Nippon Animation e trasmessi dalla FujiTV. Ma facciamo un passo indietro: benché la WMT sia ufficialmente nata nel ‘75 con “Il fedele Patrash” ispirato a “Il cane delle Fiandre” di Oida (1872), già da prima le opere letterarie erano state d’ispirazione nelle produzioni dei cartoni animati. La letteratura aveva infatti vari benefici: spesso aveva un risvolto pedagogico che faceva comodo per i produttori di quei tempi che puntavano tanto all’intrattenimento, quanto all’insegnamento; avevano poi una predisposizione morale, fornivano una trama ben precisa e rigida ed erano esotici, arrivando molto spesso dall’estero (teniamo presente che il Giappone prima della seconda guerra mondiale era un paese molto chiuso su sé stesso).

Ecco che in questo senso troviamo allora alcuni pre-precursori in opere come “Gulliver no uchu ryoko” (I viaggi spaziali di Gulliver), un film animato del 1965 che riprende in chiave fantascientifica “I viaggi di Gulliver” di Swift; ci furono poi Il gatto con gli stivali (Nagagutsu, 1969), nonché altre fiabe e favole ispirate ad Esopo, a Perrault o ad H. C. Andersen. Fu però Heidi a determinare la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Quando nel 1974 uscì il cartone della piccola bambina svizzera fu chiaro fin da subito il salto di qualità che era stato fatto. L’animazione era decisamente migliore rispetto alla media del tempo, venne abbandonato lo stile super deformed (teste grandi e corpi piccoli, per intenderci) in favore di uno più rispettoso delle proporzioni e le trame divennero più articolate e cominciarono a seguire un percorso ben preciso. Venne quindi a delinearsi lo stile Meisaku, dal nome giapponese del WMT, cioè Sekai meisaku gekijō, che prevedeva, oltre a quanto appena detto, l’arricchimento delle già fitte trame con alcuni altri particolari di vita quotidiana, in modo da poter “allungare il brodo” quel tanto che bastava per creare serie lunghe; bisogna infatti tener conto del fatto che queste produzioni erano a cadenza annuale e dunque si cercava di tirare avanti quanto possibile. Le singole uscite erano invece settimanali ed avvenivano la domenica sera alle 19:30.

Un’altra peculiarità dello stile Meisaku è poi il realismo delle ambientazioni a cui i disegnatori finalmente riuscivano a lavorare con dovizia, a differenza delle classiche produzioni per la tv dei tempi; particolarmente rilevante era poi la cura che veniva riposta nella caratterizzazione psicologica, soprattutto attraverso le espressioni del volto. Proprio questa componente introspettiva rendeva i cartoni della serie WMT adatti anche ad un pubblico meno infantile e adulto. Un’ultima peculiarità tipica di questo stile è l’ambientazione campagnola o naturale che nella visione giapponese indica l’allegria e la spensieratezza della giovane età.

Infine, la WMT è andata in onda ininterrottamente dal 1975 al ‘97, per poi ritornare momentaneamente dal 2007 al 2009. Tra alti e bassi le storie del mondo sono riuscite a fare il giro del mondo stesso prima di tornare dalle nostre parti in modo da essere riscoperte da un pubblico altrimenti difficilmente raggiungibile: pensate a quanti conoscono Heidi o Anna solo grazie ai cartoni. E in quanti avrebbero potuto conoscere il nostro Marco? Con l’omonimo titolo è infatti uscito nel ‘76 il secondo anime ufficiale della lista del WMT, un adattamento del racconto “Dagli Appennini alle Ande” tratto dal romanzo “Cuore” di De Amicis.

FONTE

World Masterpiece Theater: quando il Giappone raccontava la letteratura mondiale | I Domandony World Masterpiece Theater: quando il Giappone raccontava la letteratura mondiale | I Domandony Reviewed by Antonio Emmanuello on 10:00:00 Rating: 5

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