L'importanza del cerume delle orecchie delle balene | I Domandony
Quello dello storico è uno sporco lavoro, o meglio, un lavoro sporco. Soprattutto quando ci sono di mezzo le orecchie delle balene!
Chi l’avrebbe mai detto che le orecchie degli enormi cetacei potessero contenere ricchezze ogni oltre desiderio? Credo in pochi ed ecco perché il lavoro dei due ricercatori, Stephen Trumble e Sascha Usenko della Baylor University, è particolarmente interessante. I due infatti hanno studiato il cerume delle balene come fonte di informazioni sull’animale e sul mondo che lo circonda. Il cerume, diciamolo giusto in due secondi, è una sostanza cerosa, umida e morbida che ha lo scopo di proteggere l’orecchio dato che, tra le altre cose, ha anche una funzione antibatterica. Non lo produciamo solo noi umani, ma anche le ghiandole di molti animali. Un esempio è appunto la balena, la quale diventa un caso particolarmente interessante per alcuni fattori: prima di tutto, è enorme, secondo, vive un sacco di tempo e, infine, non ha le mani. Queste tre cose hanno una lampante conseguenza: le balene producono un sacco di cerume in cui si sedimenta di tutto nell’arco della loro lunga vita e non può essere tolto per via delle pinne poco utili allo scopo. Facciamo un esempio pratico: osservando un esemplare maschio di 12 anni è stato possibile determinare che intorno ai suoi 9 anni questo aveva raggiunto la sua maturazione sessuale poiché nel cerume si è visto l’aumento del 200% della quantità di testosterone proprio in quel periodo. Allo stesso modo è però possibile osservare come fossero presenti tracce di pesticidi e altre sostanze chimiche probabilmente assunte nei primi 6 mesi di vita attraverso il latte materno. In pratica il cerume si accumula in strati proprio come accade con i sedimenti geologici o quelli urbani analizzati dagli storici.
Per non farsi mancare nulla, Trumble e Usenko si sono messi a studiare 20 balene risalenti agli ultimi 150 anni, dal 1871 in avanti, anno di nascita della più vecchia del gruppo di studio. Grazie al cerume di questi soggetti hanno analizzato i loro livelli di stress lungo tutto quel secolo e mezzo osservando il cortisolo, ovvero il famigerato ormone dello stress. Creando due grafici, uno con i dati dei picchi di stress anno per anno e l’altro con i dati riguardanti i grandi eventi che hanno coinvolto le balene, tutto quadrava: ad ogni picco di stress corrispondeva una qualche attività umana (come la caccia). Si può infatti notare che ogni volta che diminuivano le attività venatorie e aumentavano le nascite, i livelli di cortisolo crollavano di vari punti indicando quindi un ambiente più salutare. Se continuiamo ad applicare il parametro del numero totale di esemplari viventi, sono osservabili poi delle fluttuazioni di stress anomale. Infatti, se guardiamo agli anni ’40 del ‘900 possiamo notare degli aumenti di stress che non sono apparentemente collegati alla caccia; la soluzione trovata dai due ricercatori è in effetti di tutt’altra natura e fa riferimento al traffico navale e ai conseguenti scontri che si tennero durante la seconda guerra mondiale, situazioni che evidentemente non erano molto apprezzate dalle balene. Per finire, sempre con questo metodo, Trumble e Usenko hanno trovato persino delle correlazioni fra l’aumento dei livelli di stress e quello delle temperature delle acque.
I due, appoggiati dalla comunità scientifica, ritengono che il loro metodo sia assolutamente innovativo e utile a studiare la vita dei cetacei senza doverli importunare.
L'importanza del cerume delle orecchie delle balene | I Domandony
Reviewed by Antonio Emmanuello
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18:27:00
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