I code talker: i nativi americani durante la seconda guerra mondiale | I Domandony

In ogni momento storico, uno dei fattori fondamentali della guerra è stata sicuramente la segretezza. E come nascondere qualcosa se non usando una lingua sconosciuta a quasi tutti? Ecco come i code talker hanno contribuito alla seconda guerra mondiale.
Quando parliamo dei code talker, traducibile in italiano con “parlanti in codice”, ci riferiamo a quel 400 nativi americani che hanno preso parte al secondo conflitto mondiale inviando messaggi segreti da e verso il fronte. Vennero arruolate varie tribù, ognuna con un linguaggio differente, ma quella che contribuì maggiormente fu sicuramente la popolazione Navajo; proprio per questo oggi l’immaginario dei code talker è strettamente connesso a loro, nonostante i veri pionieri sono stati i Choctaw, adoperati durante la grande guerra. Ad ogni modo, il motivo per cui scegliere i nativi è lampante: le lingue di queste popolazioni erano sconosciute nel resto del mondo ed era quindi più facile trasmettere in sicurezza e segretezza rispetto alle lingue più comuni; in questo senso si capisce il perchè vennero usate anche lingue di altre piccole comunità in giro per il mondo, come quella del popolo basco anch’esso arruolato dall’esercito degli Stati Uniti. Certo non mancavano delle difficoltà nel tradurre dall’inglese alle singole lingue native poiché ovviamente mancavano molti termini moderni o molto specifici, come “sottomarino” che venne trasformato con una simpatica perifrasi: pesce di ferro.
Il motivo per cui la lingua navajo fu la principale è da ricercare nel veterano di guerra Johnston, figlio di un missionario e cresciuto in una riserva indiana, nonché uno dei pochi non nativi a parlare fluentemente la suddetta lingua. Questo idioma ha una grammatica molto complessa e non ha una mutua intelligibilità con nessuna altra lingua, cioè non si riesce a comprendere nulla poiché nessuna lingua gli assomiglia. Ad esempio, e per intenderci, una mutua intelligibilità la troviamo fra portoghese e spagnolo. Nel 1942 Johnston presentò quindi alla Marina statunitense la sua idea facendo presente che un soldato navajo era in grado di cifrare un messaggio di tre righe in appena 20 secondi, contro i 30 minuti delle macchine dei tempi. Vennero quindi arruolati in varie tranche; la prima prevedeva 29 uomini e furono quelli che si occuparono di creare il Codice Navajo, associando talvolta oggetti comuni a concetti o mezzi particolari: è da qui che nasce il modo di chiamare le bombe a mano col termine “patata”, ancora oggi utilizzato tra i Marine. L’addestramento dei code talker era a suo modo duro come quello degli altri soldati; il manuale con tutte le parole doveva essere memorizzato completamente poiché non poteva raggiungere le zone di guerra per paura di essere perso o rubato dal nemico, vanificando tutto il lavoro svolto. Lo scopo finale era in sostanza quello per cui, anche se miracolosamente qualcuno fosse stato in grado di parlare navajo (e c’erano appena 30 non nativi a saperlo fare), nessuno avrebbe capito nulla poiché erano parole completamente sconnesse e con significati ben precisi e concordati precedentemente.
Non si pensi però che i navajo fossero gli unici nativi a prestare servizio. Molte altre popolazioni diedero il loro contributo, come i Comache, i Mesquakie, i Choctaw e i Cherokee. Quasi tutti i code talker vennero usati nelle battaglie del Pacifico poiché prima della guerra i tedeschi avevano capito che gli americani volevano usare i nativi come criptatori; ecco che allora Hitler stesso aveva inviato degli antropologi per imparare la lingua di alcune popolazioni. Data la scarsità di tempo e la complessità della lingua, non ci riuscirono mai a pieno, ma si evitò comunque di usare massicciamente i nativi americani sul fronte europeo. Simpatico però il modo per riferirsi a Hitler: i Comache lo chiamavano “pazzo uomo bianco”.
Per il loro lavoro i code talker nativi ricevettero molti riconoscimenti e continuarono ad operare sia nella guerra di Corea sia in Vietnam. Poi ovviamente i sistemi informatici superarono qualunque operatore e il loro lavoro non fu più utile.

I code talker: i nativi americani durante la seconda guerra mondiale | I Domandony I code talker: i nativi americani durante la seconda guerra mondiale | I Domandony Reviewed by Antonio Emmanuello on 14:05:00 Rating: 5

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