È possibile diagnosticare la schizofrenia attraverso l’odore? | I Domandony

L’odore di una persona, o meglio, di un paziente, dice tanto ad un medico che sa annusare bene; ogni secrezione odorosa può essere il risultato di processi metabolici di varia natura che nascondono misteri che i profani non possono capire, ma i dotti sì. Questo devono aver pensato i due ricercatori in psichiatria, Kathleen Smith e Jacob Sines, quando nel 1960 pubblicarono sugli Archives of general Psychiatry (una rivista specializzata) la loro ricerca effettuata su 14 pazienti schizofrenici e 14 altri soggetti con malattie organiche del sistema nervoso. La loro intuizione era partita dall’odore che si avvertiva per gli ospedali per malati di mente, che spesso non era dei migliori. Per cercare di capire meglio gli “aromi” dei soggetti, sfruttarono alcuni ratti addestrati e un team di annusatori umani; i due gruppi confermarono entrambi che in effetti i campioni analizzati presentavano delle differenze e da ciò scaturì quindi una prima pubblicazione e a cascata una serie di ricerche dedicate all’analisi di sostanze organiche volatili nei pazienti schizofrenici.

Due anni dopo, nel ’62, venne accusato un batterio, lo Pseudomonas aeruginosa, ma ben presto ci si accorse che era un errore grosso come una casa (o forse come un ospedale psichiatrico poco pulito): il batterio era infatti presente anche sull’attrezzatura medica e questo apriva un dilemma ben più grande e grave sulle condizioni igieniche degli ospedali. Ci vollero altri 7 anni per arrivare ad un ulteriore passo in avanti verso una presunta “verità”. Nel ’69 fu il turno dei ricercatori Kathleen Smith, Geoffrey F. Thompson e Harry D. Koster, quando pubblicarono un articolo su Science parlando a gran voce di un composto chimico che avrebbe dovuto una volta per tutte determinare l’odore degli schizofrenici e quindi sarebbe dovuto diventare la cartina tornasole per diagnosticare con certezza il disturbo: parliamo dell’acido trans-3-metil-2-exenoico (per gli amici TMHA).

Tutti felici, tutti contenti finché nel 1973, appena 4 anni dopo, lo stesso identico team dovette ritrattare tutto con un articolo che smentiva completamente quello che avevano detto nella pubblicazione precedente. Da lì la ricerca di una soluzione facile andò un po’ scemando e dell’odore degli “schizzati” se ne parlò sempre meno in ambito scientifico. Anni dopo, nel 1990 e ancora nel 2005 altri ricercatori trovarono delle correlazioni tra particolari sostanze odorose presenti in alcuni pazienti, ma ammisero immediatamente che era inutilmente complesso stabilire da cosa fosse causata la presenza di tali elementi e allo stesso modo era inutile ridurre una tale situazione ad una semplice questione olfattiva.

Nonostante tutto, la ricerca in tal senso non si è mai fermata ma si affronta la questione da punti di vista diversi. Ad esempio, in una ricerca del 2007 è stata rilevata nei pazienti schizofrenici una minore sensibilità olfattiva alla TMHA, condizione probabilmente causata da quella che viene chiamata abitudine sensoriale, cioè quella capacità che ci permette di escludere un odore, un oggetto o un rumore una volta che ci siamo abituati così da lasciarci vigili in attesa di stimoli differenti e potenzialmente pericolosi. Il motivo di questa diversa percezione non è ancora chiaro ma bisogna pur sempre valutare che si tratta di una sostanza presente nel nostro sudore e come tale dovremmo chiederci se non sia da considerare la situazione igienica degli ospedali piuttosto che cercare una correlazione miracolosa.
È possibile diagnosticare la schizofrenia attraverso l’odore? | I Domandony È possibile diagnosticare la schizofrenia attraverso l’odore? | I Domandony Reviewed by Antonio Emmanuello on 21:35:00 Rating: 5

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