Sposerò Simon Le Bon (1986) | Le Recensiony








Se dovessi paragonarlo ad una giornata, sarebbe una di quelle in cui da ragazzini si passava il tempo a fantasticare sui propri musicisti preferiti. Quanti di quei metallari, quale fui io, non hanno mai sognato Simone Simons degli Epica, Tarja Turunen dei Nigthwish o Cristina Scabbia dei lacuna Coil? 

Il film è tratto dall'omonimo romanzo della stessa protagonista, Clizia, che da sedicenne pubblica questo suo "Sposerò Simon Le Bon: confessioni di una sedicenne innamorata persa dei Duran Duran" che fa tanto parlare la stampa nazionale fino a diventare un cult, e nel giro di un anno anche un film.

È un teen-drama paninaro: Clizia si sveglia, magicamente già truccata, dal suo sogno ricorrente di sposare il frontman dei Duran Duran e si appunta il tutto sul suo registratore. Interessante l'uso delle prime tecnologie di largo consumo, argomento sul quale torneremo alla fine. 

La prima metà del film sembra un'enorme marchetta agli anni '80: Timberland ad ogni piè sospinto (divertente questa, eh? Perché sono scarpe! Capita? No? Va bene! Vado avanti!), jeans ovunque, capelli cotonati, slang giovane (sono gli anni in cui nascono i termini come "truzzo"), il bomber della Monclere, le cabine telefoniche e le liste infinite come questa.

In questa parte vengono inoltre abbozzati, non in senso negativo di "a malapena sfiorati", bensì inseriti in contesti quotidiani, argomenti tutt'oggi vivi, quali i gay, e altri che diamo ormai per scontato, quali il divorzio. 

Vediamo una Milano trafficata dalle macchine e dalle moto, costellata di culture giovanili che si insediavano sempre di più nella città.

Vediamo come Alex faccia leva sulla passione di Clizia per il gruppo per conquistarla e taaac, per rimanere in clima milanese, vediamo anche il terzo incomodo, l'ex fidanzato che farà l'aggressivo poco passivo sbattendole in faccia la sua felicità. Felicità che si trasforma ben presto in una gravidanza indesiderata, che porterà il trio di amiche ad ordire piani malvagissimi.

Non di meno, una lettera di Codi, l'ex amante, sconvolge Clizia che decide di prendersi il suo spazio occupando la camera una volta della nonna. Più avanti tornerà sui suoi passi a rimarcare come nonostante stia crescendo, abbia ancora bisogno di certe piccolezze.

La crisi viene interrotta dalla chiamata del vascorossiano Alex ma hey, nuova tragedia: Simon si sposa. Notizia subito smentita. E senza nessun motivo apparente parte "the wild boys" sulle cui note il capannello di ragazze riversatosi fuori da un negozio di musica balla. Tutto random. Immagini in stop frame (avete presente quelle alla fine delle sitcom anni '80? L'ultimo frame della scena freezato, magari sulle risate generali). Ok. 

Intanto si vocifera che proprio quell'anno, 1985, a Sanremo ci saranno niente pocodimenoche i Pooh..ehm, i Duran Duran. E allora si parte con tutti i fugnoni (termine tecnico per intendere i sotterfugi) per raggiungere il festival. 

Resisi conto dell'accaduto, i genitori, sia di Clizia che di Rossana, la best della protagonista, partono alla rotta della Liguria, ma si accorgono di come i tempi non siano poi troppo cambiati dai loro anni, quando scappavano per i Beatles. Dunque se ne tornano indietro. Ok.

Corsa folle di Clizia verso l'ospedale dove è ricoverato Simon. Via che parte il metatarso. Viene ricoverata in ortopedia. Scippa la radiografia dell'idolo. Lo saluta dalla finestra e dice addio ad un sogno che sbiadisce mentre si concretizza una realtà più tangibile. 

Mentre la giovane fugge in moto con Alex, Rossana non si sa che fine abbia fatto. Ok.

In sintesi. È un film molto leggero, molto simpatico, che inquadra la Milano da bere vista dai ragazzini, un'Italia borghese che si scontra con le borgate della scorsa recensione (Non essere cattivo). Non si fanno moralismi, ma si lanciano dei piccoli messaggi, come il superamento dei tabù, come dicevo prima. Si intravede quello che siamo oggi noi giovani (e non solo), sempre alle prese con il cellulare, come Clizia con il suo walkman. Un paragone di certo impossibile per il regista, che ci è chiaro solo a posteriori e ci fa capire come ogni generazione abbia la sua distrazione, la sua peculiarità, la sua mania. Ci aggiungiamo il valore affettivo, se così vogliamo definirlo. Questo film l'avevo beccato per sbaglio anni fa. Parliamo dei tempi delle tv a tubo catodico, quando ero giovane e spensierato. Su Italia uno a qualcosa come le 4 di notte. Mi colpì subito e alla fine lo vidi tutto. Consigliato per gli ormai 50enni che vogliono rivivere l'adolescenza o per i più giovani che si vogliono fare un'idea verosimile di quel decennio. 

"[Simon], ma sei sicuro che io e te ci sposiamo?".
Sposerò Simon Le Bon (1986) | Le Recensiony Sposerò Simon Le Bon (1986) | Le Recensiony Reviewed by Antonio Emmanuello on 15:00:00 Rating: 5

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