Non essere cattivo (2015).- Le Recensiony
Se dovessi paragonarlo ad una giornata, questo film sarebbe una di quelle in cui ti rendi conto di dover concludere qualcosa, andare avanti e non rimanere sempre allo stesso punto. Magari una di quelle in cui pensi alle tue scelte e vedi diramarsi un percorso fatto di bivi davanti a te, che è poi quello che succede ai due protagonisti.
Siamo ad Ostia, non si dica mai Roma che sennò succedono le cose male, nella metà degli anni '90. Nelle borgate girano parecchie sostanze diverse e già dal pomeriggio Vittorio e Cesare s'impasticcano. Ci viene presentato lo spaccato di una tipica serata. Rimbalzati da una discoteca, fuori dal locale a far rissa e infine all'unico bar, stile autogrill, aperto la notte.
Ecco il primo bivio. Cesare torna a casa e scopriamo che è zio, che vive con la madre e che sembra quasi una persona diversa in casa.
Le giornate passano ad oziare insieme al resto della banda, fra una birra qui, e una partita di calcetto là. Là Cesare, giocando, si ritrova una siringa piantata in una mano e vediamo come esca il disprezzo per "quei drogati" ai quali si dissocia, come se lui non facesse parte di quel mondo. Ma ci torneremo.
Si ritorna a casa e si viene a scoprire che la bambina è malata, di AIDS probabilmente, contagiata dalla madre a sua volta contagiata, di nuovo, probabilmente dal padre.
Si esce ancora e stavolta si va a marcare il territorio minacciando una banda rivale che spaccia nella loro spiaggia. Qui arriva la polizia e i due sono costretti a levarsi di torno.
Ecco l'altra parte del bivio, che ora possiamo dire essere un bivio nella scelta narrativa, più che nella storia dei personaggi. Vittorio lancia nella borsa di una donna la pistola. Va a recuperarla e qui sembra scattare qualcosa fra i due.
Da qui procediamo velocemente.
Abbiamo il primo vero bivio fra i personaggi: Vittorio cerca di migliorarsi grazie all'aiuto di Linda, Cesare continua nella sua esistenza fra ozio e microcriminalità. Un salto temporale ci fa intuire che sia passato qualche mese, i capelli più lunghi di Cesare ne sono un segno, e qui vediamo come Vittorio sia sfottuto per questa sua malattia chiamata lavoro. I due amici-fratelli si trovano faccia a faccia dopo parecchio tempo e Cesare scoppia per l'abbandono da parte di Vittorio, il quale allora lo invita a cambiare vita. Dapprima intenzionato a farlo, vediamo come gli insegnamenti della strada non tardano a farsi sentire. I suoi atteggiamenti insieme all'incapacità nel mestiere lo porteranno a scontrarsi col capocantiere. In questa situazione viene coinvolto anche Vittorio, che pian piano ritorna nel giro. Debora, la nipote peggiora finché l'immagine dell'orsacchiotto gettato a terra non precederà le parole della madre.
Cercano nuovamente di rifugiarsi nella droga, e qui vediamo Cesare tirare fuori una banconota diametralmente opposta a quella offertagli dall'amico dopo il lavoro, quando gli diede la sua parte per permettergli di aiutare la bambina. Ora che non v'era più bisogno, poteva essere utile a dimenticarla.
Vittorio, ancora in botta, torna a casa da Linda, qui sopraffatto dagli eventi, tira ancora un po' e si addormenta. Al risveglio ritrova la compagna in bagno che cerca di prendere le stesse sostanze, come punizione alla promessa infranta.
Si presenta un nuovo bivio, in cui Vittorio "stavolta vuole imparare bene" (ma quanto ci vorrà?) mentre Cesare sprofonda sempre di più. Cerca di mettere a tacere le sue debolezze e va a vivere con la sua nuova fidanzata in una campagna dispersa. Dopo l'ennesimo colpo, si ritrova con una grande quantità di eroina, su cui indugia fin troppo. Una cosa porta ad un'altra, si ripresenta il disprezzo verso i tossici, si esagera sempre di più e ritroviamo i due amici a lavorare nuovamente insieme in un cantiere. Una catena di eventi porta Cesare sulle tracce di un travestito di cui non si fida, viene colpito da un proiettile durate una rapina e morirà dissanguato a casa sua, mentre la polizia fa irruzione.
Il film fa uno spaccato degli anni '90, del sottoproletariato del centro Italia, della microcriminalità e dell'abuso di droghe. Sembra un "Trainspotting" di borgata in cui i bambini fanno sempre da fulcro nel cambiamento, che fanno razionalizzare che c'è dell'altro oltre a quel mondo ovattato dalla chimica di qualche droga mescalina. La donna, poi, sembra essere anch'essa fondamentale nella vita dei due uomini, cercano di migliorare quelle vite traviate, riuscendoci in uno dei due casi. Cesare dal canto suo non è malvagio in termini assoluti, ma fa tutto in funzione di quella famiglia da mantenere. È probabilmente un dissidio interno che lo porta a voler far di tutto per aiutarla, tranne l'ovvio, ovvero lavorare. Dissidio che ritroviamo nella percezione del sé stesso, non riconoscendosi come drogato, ma additando gli altri. Quando Vittorio un anno dopo sente il peso del lavoro, dei pochi soldi, della pressione famigliare, quando sembra voler cedere nuovamente a quella vita, è l'immagine inattesa di un nuovo arrivato, figlio di chi non c'è più a tenerlo saldo nelle sue promesse. E questo gli dà la forza di non essere cattivo.
Non essere cattivo (2015).- Le Recensiony
Reviewed by Antonio Emmanuello
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15:00:00
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