These Final Hours (2014) | Le Recensiony

Se dovessi paragonarlo ad una giornata, o meglio, ad un momento preciso della quotidianità, direi che These Final Hours sarebbe il dormiveglia "filosofico" che ci fa riconsiderare la vita. Perché alla fin fine è quello che fa il protagonista per tutto il tempo, in bilico tra il douchebag che sembra essere all'inizio, il tipico tamarro, e l'uomo che attraverso la catastrofe riscopre quella moralità che il mondo sta perdendo.

Salva prima la coprotagonista dall'attacco di due pedofili, che non si celano agli sguardi della civiltà che in uno stato di diritto fermerebbe quegli istinti, poiché nelle ultime 12 ore l'anarchia è sovrana e ognuno dimostra di essere l'egoista che la società non ci permette di essere; James stesso, e d'altronde mi chiedo chi avrebbe fatto diversamente, preferisce andare dalla sorella piuttosto che cercare il padre della bambina, ma qui si trova a fare i conti con un quadro ben allestito ma da cui sono stati tagliati fuori i protagonisti: una casa che sembrava ospitare una festicciola intima fatta di ricordi, con tanto di album fotografico e albero di natale, una nota che contrasta il clima esterno, di desolazione e imminenza e sembra creare un piccolo idillio che vuol farci credere che nonostante la pazzia, si possono ancora usare quelle poche ore per godersi la propria famiglia. Basta una pozzanghera alla base delle scale per svelarci che quel sentimento non esiste, almeno non nel senso canonico e civile che tutti i giorni accettiamo.

Due corpi adulti nella doccia, abbracciati a dimostrazione dell'affetto senza vincoli morali nel momento finale, un'eutanasia romantica rimarcata ancora di più dalle tre piccole croci che fanno capolino dal terreno.

L'egoismo di James si ripresenta quando, nonostante l'orrore, prende la macchina dell'allegra famigliola dandoci per un secondo l'idea che voglia abbandonare la piccola.

Ci troviamo nuovamente di fronte ad un altro scorcio familiare che spiazza, che sembra il backstage della situazione precedente: il protagonista vedendo due genitori e due bambini che entrano in una libreria cerca di liberarsi di Rose, affidandola a loro, ma qui si ritrova a dover fare i conti con la follia che nessuno vorrebbe essere costretto a fare, ma che tutti forse faremmo, basti pensare alle estreme misure dei gerarchi nazisti verso le proprie famiglie.

Cerca di approcciarsi a loro, che nel frattanto hanno cercato di creare l'ambiente più tranquillo possibile per i figli, come se non stesse succedendo davvero nulla, e più che ricevere un rifiuto, viene investito dal peso di una responsabilità che non può prendersi: togliere la vita a quei bambini il cui padre ama troppo per poterlo fare personalmente. Ancora una volta lo circonda l'orrore e più che la risposta, qui è importante l'umanità del padre che chiede la redenzione di Dio, ma soprattutto il perdono di un uomo. Anche alla fine, anche di fronte all'atto più disperato, abbiamo bisogno di non sentirci completamente inumani, d'altronde, abusando di Aristotele, chi non vive nella civiltà o è bestia o è più che umano.

Il tutto è contornato dalla voce radiofonica che parla senza essere mai banale, da spiegone, e non cerca mai un chissà quale sotto testo trascendentale, è tutto sul piano del tangibile, del reale. Altri intermezzi sono creati dai flashback che troviamo all'inizio: il nostro James che parla con una donna, l'amante, che attraverso il montaggio non ci fa capire subito quello che ci dirà successivamente, ovvero l'attesa di un figlio. Ed è qui che si comincia a concepire l'attaccamento per Rose, che sembrava solo giustificato da una morale più alta, e invece risulta essere una conseguenza intimistica di questa scoperta che lo disillude ancora una volta.

I due protagonisti, raggiungono la meta iniziale di James, il party alla fine del mondo. Qua rincontra la sua effettiva fidanzata che si rivelerà essere la metà di quello che era fino a poco prima, superficiale ed euforica per un domani che non ci sarà. Rose a questo punto viene abbandonata a sé stessa nel mezzo della calca e qui viene scambiata per Mandy, la figlia defunta di una ragazza probabilmente sotto qualche sostanza. Forse per il mood droghereccio, ma sembra ricordare trainspotting. Viene quindi drogata mentre James si trova a combattere con sé stesso e con la sua fidanzata, fra quel che era ed è, e ormai completamente disilluso dal domani, distrugge l'ultima speranza della ragazza che credeva di potersi salvare nel bunker creato dal fratello.

Ritornati in superficie, quasi simbolo della risoluzione a cui James perviene, e deciso ad occuparsi della sua giovane compagna, trova Rose intenta a fissare il nulla tra le braccia della donna. Ancora una volta si trova a dover fronteggiare un mondo che non vuole morire con eleganza, ma cerca di distruggersi fin tanto che può. Un piccolo plot twist cambierà la situazione, e i due riprendono la marcia stavolta diretti infine verso i parenti di Rose.

Sosta forzata a casa della madre di James, che non vedeva da tempo, per le condizioni della piccola sotto l'effetto delle pastiglie offertale ed infine l'amara verità per Rose, che nonostante tutto vuole mantenere la promessa fatta da/con suo padre: quando accadrà, staremo insieme. L'immagine porta James all'epifania, e l'unica persona veramente importante in quella situazione è l'amante, madre di un suo impossibile figlio futuro, ma soprattutto vero amore all'altezza di quello che è diventato.

Il tempo è agli sgoccioli, il cielo è cremisi, la macchina fonde e la casa vuota. Con le ultime forze la riabbraccia sulla spiaggia e si lasciano investire dalla fine.

Il film non è una novità come tema, né un capolavoro come tecnica. I paesaggi australiani si prestano per natura a questo genere di film, chiamiamoli apocalittici, e gli effetti non sono un granché, decisamente brutti nella scena finale. Quel che colpisce qui è come vengano approfonditi i personaggi senza neanche raccontare la loro storia, come alla fine di tutto, quando le leggi non esistono più, siamo tutti animali in cerca dei nostri piaceri, ma nonostante questo qualcuno ha la forza di fare il giusto, anche quando non serve più a niente.
These Final Hours (2014) | Le Recensiony These Final Hours (2014) | Le Recensiony Reviewed by Antonio Emmanuello on 00:00:00 Rating: 5

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