Federico II di Svevia o di Svezia? La battaglia di Parma e molto altro | I Domandony



In questi giorni sicuramente avrete sentito del grossolano errore commesso su una targa che commemora la Battaglia di Parma del 1248 in cui viene riportato il nome dell’imperatore FedericoII di Svezia invece che di Svevia. Mentre internet impazzisce probabilmente senza nemmeno aver mai sentito il termine “Svevia”, vediamo di capire che cosa sarebbe e soprattutto cosa si ricorda con quella lapide.

La Svevia è una regione storica della Germania e più precisamente ricopre una porzione del land (regione) bavarese, quindi circa a sud ovest dell’attuale nazione. Il nome deriva da una popolazione lì insediatasi circa duemila anni fa e giunta da una zona del mar Baltico. Servirono però quasi 500 anni affinché si formasse ufficialmente un ducato sotto il comando dei re merovingi e la zona venne poi assorbita dal Sacro Romano Impero tra il nono e il decimo secolo. Nei secoli successivi, con il disfacimento della famiglia Hohenstaufen, cioè la dinastia ad esempio di FedericoBarbarossa, la regione venne spezzettata in tante piccole realtà. In quel periodo si fecero notare proprio i membri della famiglia Asburgo, importante dinastia mitteleuropea che ha condizionato buona parte della storia dal rinascimento in poi. Più di recente, nel 1803, la Svevia venne radicalmente modificata nei suoi confini dal grande piano di ristrutturazione territoriale portato avanti dal Sacro Romano Impero ormai sull’orlo del collasso. Tra l’altro il termine che indica questi grandi provvedimenti sembra il risultato di una frase pronunciata starnutendo: Reichsdeputationshauptschluss, cioè Relazione conclusiva (Hauptschluss) della Deputazione imperiale (Reichsdeputation) ed è considerata l’ultima legge importante del millenario impero.

In tutto questo popò di roba bruscamente riassunto qua sopra, si inserisce anche Federico II di Svevia e non di Svezia, anch’egli della famiglia degli Hohenstaufen. Dietro la sua figura c’è un bel casino matematico: è sì noto come Federico II, ma come duca di Svevia è riconosciuto col nome di Federico VII, mentre come re della Sicilia è noto come Federico I.  Sta però di fatto che il suo secondo nome rimane Ruggero. Nacque nel 1194 a Jesi, in provincia di Ancona, da Enrico VI, figlio questo di quel Federico Barbarossa che aveva a lungo combattuto per conquistare l’Italia, e di Costanza d’Altavilla, figlia a sua volta di Ruggero II re di Sicilia che nel 1130 aveva costituito appunto il Regno di Sicilia dalla fusione della Contea Di Sicilia e del Ducato Di Puglia. Ma torniamo a Parma. Fin dal 1247 i guelfi della città si stavano opponendo alla bramosia di Federico II che voleva annettere l’intera penisola al Regno Di Sicilia. I guelfi appoggiavano la famiglia dei Welfen nella lotta alla successione imperiale, dinastia questa di origine bavarese e sassone, e si opponevano invece ai ghibellini che sostenevano i signori del castello di Waiblingen cioè proprio gli Hohenstaufen di Svevia. Giusto per complicare le cose, i ghibellini sostenevano ovviamente il Sacro Romano Impero, mentre i guelfi stavano col papato.

Piccola curiosità per staccare da una sfilza di nozioni infinita: guardando le merlature di un castello è facilmente riconoscibile un palazzo di cultura ghibellina (merli a coda di rondine) o di stampo guelfo (merli squadrati).

Parma però era bramata anche dai guelfi per via della sua posizione commerciale e per il pellegrinaggio religioso. Venne dunque eletto papa Innocenzo IV che in città aveva molti interessi e conoscenze utili a far pendere l’ago dalla sua parte. Non bastasse, nel 1244 dei suoi uomini fidati, 70 circa, presero le redini della città con un colpo di mano, annettendola quindi alla sfera d’influenza del papato. Da Pavia l’imperatore non perse tempo e scese velocemente per riprendere il controllo della zona; Innocenzo, dal canto suo, non si limitò ad un simile smacco e infatti continuò per lungo tempo ad istigare l’odio verso Federico con lettere e proclami vari.

Intanto a Piacenza c’erano i guelfi di Parma esiliati dall'imperatore che tramavano insieme al papa per riprendersi la città; in questi giochi di potere, ha un ruolo fondamentale un caro amico e uomo fidato di Federico II, cioè Bernardo di Orlando de' Rossi, cognato proprio di papa Innocenzo: fu proprio questa questione a far decadere il loro sodalizio. La famiglia de’ Rossi era molto influente in città e il suo passaggio ai guelfi fu un bel segnale. Sempre loro, i de’ Rossi, partendo da Piacenza dopo aver radunato tutti gli esuli guelfi, mossero allora battaglia alla città. Un po’ vigliaccamente attaccarono poco dopo un grande banchetto nuziale che aveva appesantito i nobili parmensi con cibo in abbondanza e vino a non finire (ricordiamo che ai tempi gli eserciti erano composti da nobili). 

I ghibellini vennero allora allontanati dalla città nel giugno del 1247. Furente, Federico II, che si stava dirigendo a Lione, tornò indietro per riprendersi la sua terra. L’attacco fu durissimo ma si protrasse a lungo, fino al febbraio 1248 quando i guelfi approfittarono di una momentanea assenza dell’imperatore per assediare l’accampamento Vittoria, una piccola cittadina costruita proprio per riprendersi Parma. Federico II a mala pena riuscì a salvarsi e come ulteriore beffa gli venne persino rubata la corona, deposta poi nel duomo della città. Da quel momento l’imperatore dovette arrendersi e rinunciare a a Parma.

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