Recensione "Innamorato pazzo" (1981) | Le Recensiony



 Se dovessi paragonarlo ad una giornata, questo film sarebbe una di quelle volte che ti fermi a chiederti come una certa cosa sia precipitata così velocemente, come una situazione abbia fatto una così clamorosa e vertiginosa caduta di stile. Su un grafico sarebbe la rappresentazione dei massimi splendori di Roma con la curva all'apice della gloria che pian piano degenera fino al Medioevo. Certo, alcuni possono dire che il medioevo non è stato tutta la schifezza che i rinascimentali e romantici vorrebbero farci credere, ma andiamo con ordine.

Il film è semplicissimo: è una favola in cui il povero, che qui diventa un operaio dell’ATAC, si imbatte in una principessa e se ne innamora per quello che è, senza neanche conoscere la sua discendenza nobiliare. In questo, come in tutti i film con Celentano, l’importante non è la trama, ma il come il molleggiato buchi lo schermo ad ogni mossa.

Barnaba è un’autista dei bus di linea di Roma, amato da tutti e soprattutto da tutte; è un po’ provolone, un po’ gentile e un po’ macho. Machismo che in effetti oggi è quasi fastidioso. Si comprende l’intenzione comica, ma talvolta alcuni gesti, dal semplice trattenere la donna per il braccio allo schiaffo (diciamola tutta, è uno schiaffo in risposta ad uno ricevuto), lasciano nel 2016 leggermente interdetti. Probabilmente è un bene, un segnale che comunque sia le nostre abitudini sono cambiate almeno un po’.

Col suo fare spavaldo e arrogante, ma di quell'arrogante che su pellicola ci piace e dal vivo odiamo, Barnaba porta la fuggitiva, scappata dalle grinfie del padre-re di un piccolissimo staterello (famoso per i casinò, con la monarchia, nel centro Europa. Avete detto monaco? E invece è Saint Tulipe. Che è? Bho! 'Ndo sta? E chi lo sa. c’era bisogno di inventarsi un paese a caso? Sono gli anni ‘80, meglio non farsi domande) a fare un giro per la città eterna passando, ed ecco l’arroganza amata e odiata, col bus attraverso stradine del centro, corrompendo guardie per entrare al foro, distruggendo macchine solo per far innamorare la giovane.

Come il migliore dei Ted Mosby dei tempi d’oro, Celentano chiede a Cristina praticamente dal primo momento di sposarlo; la ragazza ovviamente cerca gentilmente di eludere la domanda, ma lui non demorde. Vanno a cena, lei beve il vinello “che stai attenta, questo è amabile ma ti frega”, vanno a casa, lui fa il galantuomo e le cede il letto e così va a dormire sul diva..no! In un cassetto. Perché dorma in un cassetto non lo sapremo mai. Però è simpatico, quindi andiamo avanti.

Al mattino lei toglie le tende, due che sembrano la versione cosplayer dei Blues Brothers della fiera del fumetto di Quarto Oggiaro la riaccompagnano al palazzo in cui soggiorna la famiglia reale, lui rimane con un palmo di naso (scusate, adatto i modi di dire al periodo del film) e senza nessun indizio sul come contattarla. Ricordiamo che lei si era ben tenuta dal dare informazioni superflue.

Ad ogni modo, la tv parla della principessa in visita nell’Urbe e quindi Barnaba scopre come trovarla. Và dal padre che gli nega la mano per questioni di sangue blu; lui allora le dedica una serenata, si parlano al telefono in una bella scenetta con schermo diviso a metà e innervosita dal trattamento, Cristina invita Barnaba al ricevimento con personalità di spicco internazionale con l’intento di farlo sentire a disagio. Aaah, l’amore. Sta di fatto che l'ignorantello riesce a dare una bella lezione proletaria a quei guerrafondai di USA e URSS (siamo in piena guerra fredda), fa sghignazzare tutti e anche i genitori contrari alla frequentazione dei due, ammorbidiscono la loro posizione. La ragion di stato però prevale e Cristina è moralmente obbligata a sposare un ricco tedesco che può risollevare le sorti del suo paese.

Non si sa come, non si sa manco perché ma l’innamorato riesce ad andare in tv e sostanzialmente chiede ai romani i soldi che servirebbero al regno. Ok, sorvoliamo sul come sia andato in televisione, sorvoliamo sul fatto che balli mentre lo fa, sorvoliamo sul fatto che chieda 10mila Lire a 5 milioni di romani. Anzi, no. Siccome mi suonava strano sono andato a cercare banalmente su wikipedia l’evoluzione demografica di Roma. Negli anni ‘80 erano circa 2,8 milioni i cittadini. Ma anche ammettendo che fossero 5 milioni, ma chi t’assicura che tutti diano sti 10 sacchi? Cioè, non so.. cos? Ok. Ed eccoci arrivati al punto. Anzi ormai finisco la trama ovvero tutti vivono felici e contenti e sostanzialmente lo scrivono anche nella scena finale.

Dicevo, il punto è questo: è un film ingenuo, ma volutamente ingenuo dove accadono cose irreali e semplici e credo che questa semplicità sia la chiave giusta di quella nostra, nostra di noi italiani, comicità che bene o male veniva esportata all'estero. Questo film banalmente ha girato mezza Europa, così come i film di Bud Spancer e Terence Hill. Che hanno in comune? Un po’ di maschilismo magari, ma a parte questo, una comicità lineare, semplice, per niente volgare e alla portata di tutti. Ed eccoci nuovamente ad un altro punto, stavolta al punto di partenza, in quanto ne ho accennato all'inizio. Questo film mi ricorda una parabola discendente perché mostra come siamo in grado di far ridere in modo semplice senza dover per forza far affidamento ad inutili volgarismi come nei cinepanettoni o nelle commedie sexy alla Lino Banfi; che non ci serve la stupidità di Nino Frassica ma ci basta l’ingenuità appunto di Celentano o di Renato Pozzetto. Vedere questa curva precipitare, sentire la gente che osanna, giustamente, le commedie straniere che vanno dai Monty Python ad Una pallottola spuntata, fa quasi male perché spesso non si conoscono questi film che da una parte fanno passare in leggerezza un’ora e mezza, dall'altra raccontano un pezzo dell’Italia che fu. Oggi la curva sembra impennarsi nuovamente con esempi quali 'noi e la Giulia' o 'smetto quando voglio' e si torna infatti ad una comicità meno volgare, ma allo stesso tempo meno semplice. La pellicola non è di certo un capolavoro, ma come tutti i film con Celentano, è superconsigliata.
Recensione "Innamorato pazzo" (1981) | Le Recensiony Recensione "Innamorato pazzo" (1981) | Le Recensiony Reviewed by Antonio Emmanuello on 21:06:00 Rating: 5

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