Pavia: la leggenda delle cento torri e il crollo della torre civica | I Domandony
Si racconta che una volta esisteva una donna, una specie di strega che abitava una baracca sulla riva del Ticino nascosta dagli alberi che in quell'epoca infestavano le sponde e le vicinanze del fiume. Usciva solamente di notte per andare alla ricerca di certe erbe e radici con le quali confezionava gli infusi di felicità e suoi compagni di solitudine erano i pipistrelli, le bisce, i gatti selvatici ed i gufi ai quali parlava così come si sarebbe potuto parlare ai bambini.
Vecchia e brutta, zoppa e strabica, la sua vista produceva un senso misto fra il ribrezzo e la paura, eppure qualcuno andava a cercarla. Erano donne o ragazze che si recavano da lei perché insegnasse loro il sistema di mantenersi giovani o di trovare un marito; o erano giovanotti poco intraprendenti che a lei si rivolgevano perché li aiutasse ad accendere il cuore di qualche ritrosa donzella. E così la vecchia fattucchiera smerciava abbondantemente i propri infusi, non si sa con quali risultati. Ma ogni tanto arrivava anche qualche pavese di alto rango, di quelli chiamati dal popolo "I sciur dlä cità " i quali chiedevano a lei consigli per diventare potenti, sempre più potenti e per imperare e dominare la città stessa.
La megera li riceveva tutti, tutti ascoltava e tutti li imbrogliava congedandoli così lieti e felici che al ritorno alle proprie case sembravano reduci da un pranzo di nozze. Ognuno di questi credeva d'essere stato il solo ad essere ricevuto dalla strega, e di conseguenza si riteneva quasi sicuro di riuscire nel proprio intento. Ma cosa diceva infine la vecchia a questi illusi? Una cosa semplicissima ed uguale per tutti; questa:
"Chi vicino o incorporata nella propria casa avesse costruito la torre più alta avrebbe preso il dominio di Pavia e di conseguenza su tutti i pavesi".
E cosi avvenne che, chi di notte, chi di giorno, chi di nascosto, chi palesemente, partirono lavori in ogni angolo di contrada cittadina! Ognuno incominciava a costruire, mattone su mattone, piano su piano; le torri nascevano in città come funghi, svettando snelle ed ardite tanto che qualcuna sembrava voler forare il cielo. Solo quando ci si accorse che quasi tutti in città facevano la stessa cosa si capì lo malafede della strega ed allora si smise di costruire; qualcuna era finita, molte no ma in tutto risultavano cento.
Ecco perchè Pavia venne chiamata ed è tuttora chiamata "La città delle cento torri".
Una delle ultime torri che ha fatto parlare di sé è la cosiddetta Torre civica. Costruita con pianta quadrangolare, la torre raggiungeva un'altezza di 78 metri. Tra il 1583 e il 1585 l'architetto Pellegrino Tibaldi guidò i lavori per aggiungervi una cella campanaria, che ospitò le campane del Duomo, fino a che queste non furono trasferite in un campanile proprio della Cattedrale.
Alle 8.55 del 17 marzo 1989, all'improvviso, la torre crolla rovinosamente, sgretolando 8000 m³ di mattoni, sabbia e granito. L'incidente, le cui cause sono attualmente ancora sconosciute, provoca quattro vittime e 15 feriti. Il 20 ottobre 1994 con l'atto n. 1489 della Camera dei Deputati, durante la XII Legislatura, Vittorio Sgarbi presenta una proposta di legge per la ricostruzione della Torre Civica, ma il progetto non va in porto. Il 17 marzo 2014, a 25 anni esatti dal crollo, viene inaugurato il memoriale in ricordo delle vittime: una vasca di acqua inserita all'interno dei ruderi e specchi con giochi di luce che ripropongono in profondità l'idea della Torre. Alcuni resti della torre sono conservati nel Castello Visconteo di Pavia.
Pavia: la leggenda delle cento torri e il crollo della torre civica | I Domandony
Reviewed by Antonio Emmanuello
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