Indie #20 | Rassegna di Cinema Indipendente | Capitolo IV - Le Recensiony
Ultimo appuntamento con Indie e ci si rassegna anche alle cose che finiscono, ma non preoccupatevi, torneremo. Come le bollette ogni mese.
Questa settimana si parla della donna in due vesti diverse, attraverso l’occhio di Gaudino in “Per amor vostro” e attraverso quello di Kaufman in “Anomalisa”.
Da una parte viene messa in scena la forza di Anna in una Napoli disagiata ma in cui riesce a resistere e a trovare il coraggio per migliorarsi, dall’altra abbiamo una donna che fa da faro nella vita di un uomo. È una donna fragile, Lisa non è forte come Anna, ma riesce comunque a sconvolgere la vita di Michael e a riscoprirsi più forte, riconoscere di essere una persona diversa.
Le due pellicole hanno un’enorme punto di incontro creato dalle allucinazioni. Per Anna sono ancora una volta manifestazione di quella cultura partenopea legata al simbolismo, l’acqua che scorre per il bus, gli occhi incavati della gente, la Solfatara. In Anomalisa invece non è la protagonista a vivere dei viaggi allucinogeni, bensì l’amante Michael che percepisce distortamente il mondo. Ma è Lisa a tenerlo aggrappato al mondo con la sua voce così diversa da tutte le altre. E questo è ancora più tangibile dopo l’allontanamento, quando l’uomo sprofonda quasi completamente nella sua solitudine.
È questo uno dei temi principali, una donna che diventa colonna della famiglia, della società, dell’uomo. Se da una parte abbiamo un’Anna in una situazione famigliare economicamente instabile, in cui il marito si dà allo strozzinaggio, che la picchia e che ordisce un piano per liberarsene, meccanismo che fa praticamente da causa ed effetto dell’intera fabula poiché il maltrattamento la porta ad accettare le attenzioni di un secondo uomo che... In maniera diversa ma allo stesso modo, Lisa accetta le attenzioni che non riceveva da molto tempo, si sente onorata di piacere a quello che è un suo idolo.
Sono poi due donne che si sminuiscono, che minimizzano il loro valore, sono “cose da niente, cresciute come cose da niente” dice Anna, “chiudi la bocca, Lisa” ripete l’altra. Sono immerse l’una in una società dove la bravura non è tale, ma è merito di una grazia se si ha un qualche successo lavorativo, e l’altra in una realtà in cui non riesce a sbocciare, a cui si è abituata e si sente dunque grata per essere arrivata dov’è.
I due film sono difficilmente comparabili, i temi son ben distanti, si parla di coraggio nel film napoletano, di sacrificio di una donna che da tutta la vita dà tutta sè stessa e nessuno sembra accorgersene, che viene anche ripudiata dalla figlia per la scelta che riterrà più sana per la famiglia.
Nel secondo non si parla di coraggio, se non forse l’autostima che Lisa ritrova alla fine, ma abbiamo di fronte una donna che fa da faro, che illumina per qualche attimo la vita di un uomo in balia della tempesta schizofrenica che ha in testa e che lo porta a non riconoscere più il mare che solca continuamente.
Sono l’una una donna angelo che richiama il dolce stil novo anche nei versi di Dante, e l’altra una guida come il vate Virgilio attraverso l’inferno allucinogeno e persecutorio di Michael.
I colori poi sono gestiti in maniera completamente diversa. Danno sempre sul marrone in Anomalisa, più raffinati invece nella pellicola italiana in cui si gioca con il bianco e nero, sempre più scuro nei momenti di tensione, che si colora nelle catarsi della protagonista che sogna la Solfatara, che intravede la luce attraverso la portafinestra della sala, che diviene un santino alla fine di ogni capitolo.
In sintesi, Lisa e Anna sono due donne molto diverse. L’una per scelta o per casualità non ha una famiglia, raffigura una donna che può farcela anche senza l’aiuto di nessuno, che non ha bisogno di essere inquadrata in una famiglia per sentirsi completa. È malinconica, triste, timida, ma è una solitudine più generale. Una solitudine che la stessa Anna percepisce pur essendo circondata da una famiglia a cui ha deciso di darsi completamente, per cui ha spento il proprio io e per cui si è fatta cieca anche di fronte al male del marito. È una donna che cambia, che si ribella, che aiuta ma non ha più voglia di essere usata da qualcun altro. Si prende il coraggio che la caratterizzava da bambina e a quel punto spicca il volo.
“Vola Anna, vola”.
Indie #20 | Rassegna di Cinema Indipendente | Capitolo IV - Le Recensiony
Reviewed by Antonio Emmanuello
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15:00:00
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